"Anarcopunk: il punk politico inglese" di Ian Glasper - Shake ed., 2008 466 pg. 17,50€

Ian Glasper ha portato a termine il secondo capitolo di una trilogia sul punk in Gran Bretagna che lascerà una traccia nell'editoria musicale almeno per la mole: si dovrà attendere la conclusione, prevista nel 2008, con la parentesi punk HC inglese dall'85 all'89.
Il primo di questi libri, disponibile in sola lingua inglese, è "Burning Britain", ovvero il racconto del punk nel Regno Unito dall'incubazione alla vigilia della sua politicizzazione.

“Anarcopunk”, dal titolo inglese più originale “The day the country died: a history of anarcopunk 1980-1984”, offre una visione generale di ciò che fu l'evoluzione del nichilismo giovanile del '77, sebbene da alcuni racconti personali emerga anche che la componente del divertimento era preponderante. Per quanto siano molte le storie raccontate, si osserva di continuo il ritorno ai Crass, che aprono e chiudono il capitolo musicale del punk inglese quanto ad influenza, insegnamento e contributo ideale. Le restanti band, suddivise per aree geografiche, devono in qualche modo la loro esistenza e pensieri a quegli abitanti della comune di Epping. Bastarono pochi anni, dal 1979 con il primo singolo "Reality Asylum" al 1984, anno dello scioglimento, per lasciare una traccia che sopravvive ancora. Un solco importante per avere dimostrato che credere e realizzare sono due passaggi consequenziali che si sostengono reciprocamente. Fu ancora la coerenza a far cessare questa avventura, ovvero realizzare che i presupposti iniziali non erano più tali, che era necessario terminare. Tensioni interne ed esterne spezzarono le corde che univano solidamente; i Crass attirarono anche l'attenzione del Parlamento inglese e del Governo che sosteneva una guerra nelle Isole Falklands contro l'Argentina, messo in ridicolo e a nudo dalle loro azioni. Come affermano loro stessi, oggi conservano i medesimi ideali per vivere coerentemente con ciò che l'anarchia ha impresso nei loro cuori.

Seguendo un filo che vada a toccare i punti salienti dell'anarcopunk si trovano i Conflict, forse la più longeva ed energica band tra quelle presentate, dalla vita turbolenta e la ferma posizione a difesa di ferrei ideali, in un clima di forte reazione anche nei confronti di loro stessi.
E così si prosegue, con i capitoli più significativi nell'area metropolitana della capitale inglese, come Rubella Ballet, Poison Girls, Flux of Pink Indians, con singole punte di interesse anche in altre zone, tra i quali Amebix, Antisect, Oi Polloi, Zounds, Subhumans, Icons of Filth, Oi polloi, in totale una ottantina di bands.
Le costanti che ricorrono spesso nelle ricostruzioni basate su interviste: l'aver avviato una band dopo aver visto Sex Pistols o Clash, i Crass come riferimento ideale, le tensioni con la polizia, gli scazzi interni, le botte dove la fazione opposta era spesso quella delle teste pelate ed immancabile, per alcuni, la droga.
Il punk dietro le quinte era ovviamente intriso di rapporti difficili, uno dei contributi maggiori del libro sono queste letture storica ed personale strettamente connesse.

Letti i capitoli più significativi si ritrovano poi molte situazioni ripetute o similari, del resto è stata una fase in cui per alcuni anni molti individui sono stati attori di una medesima sorte. Qualcuno è scomparso, qualcuno è ancora mosso da medesima passione, molti sono i dispersi tra le difficoltà di una società pesantemente trasformata.
A coloro che hanno vissuto il periodo anche solo in parte, il libro trasmette un senso di vuoto del presente ed insieme di enorme ingenuità nell'aver condotto una battaglia contro i mulini a vento. Questo però è il senso della resistenza, una forza interiore alimentata da tensioni ideali.
La perdita generale di energia positiva è alla base dei numerosi modi con cui gli attori coinvolti scrivono la parola fine, essendo un racconto in cui si incontrano numerose esperienze.

Come in “American Punk Hardcore” di Steve Blush ritroviamo vicende di rovina con più contenuto ideale, ma ogni membro di band va giudicato a sé stante. L'impegno e il credo Crassiano non si ritrovano ad esempio negli Amebix, singolare formazione di Bristol con il proprio punk deviato verso sonorità più metalliche, ma soprattutto oscuro e con un peso specifico superiore al piombo.
Un'alternativa tra rigoroso impegno e scazzo misto a intossicazione è rappresentato dai Subhumans, ancora attivi ed energici, con una passione coerente distante dalle reunion fantozziane alla Sex Pistols.

Degne di citazione anche le vicende del cantante dei Living Legends, Ian Bone, un agitatore anarchico che ha raccolto attorno a sé una frangia ben più dura dell'anarcopunk con la rivista Class War, il manifesto di un movimento.
Per chiudere brevemente con i personaggi chiave si ricorda John Loder, recentemente scomparso (1946-2005), che ha impresso il suo marchio nel ruolo di tecnico in molti dischi della Crass records e fondatore dei Southern Studios.

Al termine si ha la sensazione che se Glasper avesse ricostruito un racconto, contestualizzandovi i molti personaggi, avremmo guadagnato in linearità, fluidità ed interesse. L'unico limite infatti credo risieda in queste numerose ripetizioni dovute ad un percorso comune che, raccontato, produce una certa noia. Il vantaggio è la possibilità di una lettura personale, per ciò che interessa, risparmiandoci gli episodi minori. In chiusura una dettagliata discografia in ordine alfabetico.

Alla Shake Edizioni potremmo suggerire di completare l'intera trilogia e pubblicare anche l'omonimo dvd "The day the country died", edito da Cherry Red Films.

Shake ed.
Ian Glasper
John Loder

pics tratte da Shake.it

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