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 3.2. No compromise in defence of our Mother Earth!

Come già accennato in precedenza l'anarchismo insito nella cultura DiY è caratterizzato da una profonda vena ecologista. Si è pertanto deciso di titolare tale paragrafo utilizzando uno dei più efficaci slogan utilizzati dal movimento: Nessun compromesso nella difesa di Madre Terra! Centrale nel DiY è la lotta all'industrializzazione, alla distruzione dell'ecosistema e la ricerca di uno stile di vita che eviti il più possibile ogni forma di sfruttamento delle risorse naturali e animali. La dieta vegana o vegetariana, il boicottaggio di prodotti derivati da sfruttamento animale e l'opposizione alle biotecnologie, la creazione di comunità autonome, nonché numerose forme di azione diretta sono solo alcune fra le metodologie di comportamento più usate. Nel tentativo di dare un esauriente quadro dell'attitudine ecoradicale ne ripercorreremo lo sviluppo soffermandoci sui collettivi che hanno avuto più impatto, o notorietà, nella "lotta in difesa di Madre Terra".

3.2.1. Green Anarchist e l'anarchismo ecologista inglese

Le origini del movimento ecologista risalgono alla metà degli anni Sessanta. Nel 1965 viene pubblicato Primavera silenziosa di Rachel Carson, libro dove si esponeva le conseguenze dannose dell'accumulo di DDT sulla catena alimentare. Il libro dava occasione per la prima volta alle persone di confrontarsi con le conseguenze ecologiche delle proprie azioni. Grossomodo negli stessi anni nasce Greenpeace che ottenne pubblicità mondiale nel fallito tentativo di fermare i test nucleari nel pacifico. La sinistra, seguendo un atteggiamento già precedentemente adottato nei confronti del movimento delle donne, criticò aspramente l'affacciarsi del movimento verde. Nei primi Settanta uscì un libro che ebbe particolare rilievo per le idee anarchiche: Indicazioni per la sopravvivenza di Edward Goldsmith. Tesi cardine del libro era che la crescita economica aveva violato il principio di sostenibilità. sovrappopolazione e inquinamento, unite ad una sostanziale diminuzione delle risorse, ponevano in pericolo l'equilibrio dell'ecosistema. Il libro proponeva come possibile soluzione il ritorno a quelle che venivano definite società vernacolari: gruppi preindustriali e tribali in armonia con la natura. Nonostante la sua importanza, l'opera di Goldsmith ricevette dure critiche dal movimento femminista in quanto nel libro veniva accettata acriticamente la logica patriarcale presente nella società tribale. Ciononostante il libro di Goldsmith, assieme alle teorie ecologiste di Schumacher, influenzarono in maniera considerevole la controcultura delle comuni degli anni Settanta nelle quali si travisava, a differenza di quelle sviluppatesi nei '60, la base per un modello alternativo di società.

Un altro autore che, per quanto controverso e in seguito aspramente contestato, seppe imporsi all'attenzione del nascente movimento fu Richard Hunt che in una serie di opuscoli seppe sviluppare ed arricchire l'ideologia del movimento ecologista anarchico. Hunt analizza la produzione del surplus in campo economico e cioè la quantità prodotta in più rispetto a quella strettamente necessaria per il proprio sostentamento. Secondo questa "legge del minimo sforzo", formulata su basi antropologiche, anziché lavorare per produrre surplus l'uomo si sarebbe dedicato all'ozio. Tale situazione cambiò a seguito di un impoverimento della terra disponibile in Mesopotamia causato da un cambio climatico alla fine dell'ultimo periodo glaciale (5000 A.C. circa). L'economia dei cacciatori raccoglitori entrò in crisi e si sviluppò un tipo di agricoltura più stanziale e intensiva. L'organizzazione del territorio portò alla divisione del lavoro secondo le proprie abilità. Secondo Hunt si creò una classe di organizzatori che ben presto imparò ad usare la religione per legittimare il proprio dominio sulla classe di lavoratori. Inoltre il surplus permetteva ai dominatori di mantenere una classe militare da utilizzare per imporre il proprio potere sulle classi inferiori. La sempre maggiore esigenza di surplus sarà alla base delle spinte espansionistiche che si svilupperanno in due modi: il "furto" e cioè l'uso della forza bruta, la conquista, e il "baratto", il commercio, e quindi lo sviluppo di un'altra classe dominante: gli artigiani. L'unica possibilità di reazione da parte delle popolazioni vicine era la creazione di surplus, ricreando società simili a quella da cui venivano attaccate. L'invenzione della moneta rafforzerà ulteriormente il potere del commercio che unito all'istituzione del sistema delle tasse fornì un efficace metodo di assoggettamento delle popolazioni colonizzate. I contadini infatti erano obbligati a produrre surplus per il mercato in modo da potere ottenere la moneta indispensabile per pagare le tasse. Nato circa due millenni fa, questo metodo venne riutilizzato anche nel XIX secolo: le autorità infatti obbligarono le popolazioni sottomesse a pagare le tasse in moneta costringendole ad accettare i lavori, sottopagati, nelle piantagioni inglesi. Chi si rifiutava di pagare veniva punito con la distruzione della propria capanna. Hunt proponeva come possibile soluzione la ricostruzione della società in comunità piccole e indipendenti. Col successivo opuscolo Hunt, che nel frattempo era diventato membro dell' Ecology Party fondato da Goldsmith anni prima, allargò le proprie tematiche analizzando più in dettaglio la crisi del terzo mondo. Hunt non si limitò a prendere in esame il problema della sovrappopolazione ma contestualizzò la crisi in un sistema di ingiustizie sostenuto principalmente dal mondo occidentale.

Oltre a sottolineare come la maggior parte dei problemi del terzo mondo fossero diretta conseguenza di anni di colonialismo, il movimento ecologista evidenziò come due grossi interventi delle nazioni unite negli anni '70, la Rivoluzione Verde e la crisi dell'OPEC, non solo non risolsero il problema ma lo aggravarono. Proposte per risanare le maltrattate terre del terzo mondo, le colture sperimentali sviluppate nei laboratori non riuscirono a sopravvivere al di fuori di essi. Al termine delle sperimentazioni i paesi del terzo mondo si ritrovarono ancor più aspramente indebitati di prima. Tale indebitamento non toccò le élite locali ma creò enorme sofferenza per le popolazioni debitrici. L'opuscolo di Hunt nasce in risposta al rapporto Brandt del 1980 per le Nazioni Unite dove, alla rilevata crescente disparità tra le nazioni sviluppate e quelle del terzo mondo, si proponeva la fornitura di assistenza tecnica in modo che queste nazioni potessero competere sul mercato in modo equo. Il rapporto Brandt arriva a sostenere la necessità dello sviluppo ulteriore delle nazioni più ricche in modo da permettere loro di fornire più aiuti a quelle più povere. Hunt critica aspramente questa posizione additando la responsabilità della povertà delle popolazioni del terzo mondo proprio allo sviluppo del mondo industriale occidentale che ne ha trasformato le colture di sussistenza, in origine sufficienti a sfamare le popolazioni locali, in colture intensive utili allo sviluppo dell'industrializzazione.

Tale processo resiste tutt'oggi e si inserisce in un contesto di critica degli aiuti umanitari stessi in quanto essi "(.) trattano i sintomi ma non le cause della situazione, cause che vengono dimenticate." Non solo, spesso tali aiuti venivano sfruttati dai governi locali per poter spingere le proprie popolazioni verso atteggiamenti desiderati. I governi locali infatti fanno parte di uno dei tre poli del triangolo della corruzione individuato da Hunt. Partner di questo immane sfruttamento sono i governi dei paesi occidentali e le multinazionali. "Il governo del centro instaura un regime fantoccio nel terzo mondo, questo regime usa le armi importate dall'occidente per scacciare (in un modo o nell'altro) la popolazione dalla terra e garantire il via libera allo sfruttamento da parte delle multinazionali sia della terra che delle popolazioni." Per Hunt, quindi, la funzione del libero mercato non ha altro fine che aprire ulteriori mercati nel sud del mondo. Inoltre, non potendo le manifatture locali poter competere sul mercato, si creerebbe una grande massa di lavoratori urbanizzati e disoccupati a disposizione delle multinazionali come manodopera a bassissimo prezzo. Teoria che ha trovato amara conferma nelle bidonvilles e "baraccopoli" che circondano i maggiori aggregati urbani del terzo mondo dove migliaia di persone soffrono quotidianamente la fame e vivono nella speranza di trovare un lavoro saltuario nelle metropoli. In un contesto del genere Hunt vede come unica possibile soluzione l'inversione delle tendenze alla globalizzazione. Inoltre le colture dei paesi del terzo mondo dovrebbero chiudere la propria economia smettendo di essere fornitrici di materie prime necessarie ai paesi industrializzati, commercio che offre enormi benefici ad una ristretta élite ed affama tutto il resto della popolazione, in modo da poter realmente risanare le proprie terre. "Poiché è nei paesi del terzo mondo che ci sono le risorse che tengono in piedi l'economia mondiale, è il mondo industriale che ha bisogno del terzo mondo e non il contrario." Contro questo sfruttamento Hunt auspica la rivolta della popolazione non solo contro le classi dominanti ma contro la struttura della società stessa. Il fine ultimo è un'economia sganciata dal mercato globalizzato ed un ritorno all'auto consumo. Egli cita anche alcuni esempi di simili riappropriazioni in Uganda e America Latina.

Nel 1982 Hunt, assieme ad altri, abbandonerà l' Ecology Party deluso dalla scarsa attività del partito accusato di aver abbandonato le proprie origini, basate su azioni concrete, a favore di una logica più elettorale. Nel 1984 fonderà un giornale: Green Anarchist (anarchico verde). I primi anni del giornale furono molto movimentati e subirono svariati contrasti e defezioni. Causa principale fu lo stesso Hunt che negli anni sviluppò un'attitudine sempre più orientata verso posizioni marcatamente dispotiche e fasciste sia nella conduzione del giornale sia nell'elaborazione delle proprie idee. Fattore di rinnovo furono Chris Laughton, che aveva precedentemente cercato di creare Earth First! in Inghilterra, e soprattutto Paul Rogers già collaboratore di Peace News dalla cui redazione si staccò in quanto più orientato all'azione diretta. Rogers riuscì a riallacciare i rapporti col mondo controculturale, ormai stanco delle invettive di Hunt, e fornì largo supporto alle azioni dirette degli animalisti oltre a critiche nei confronti della burocratizzazione del Green Party . Nel 1990 Laughton abbandonò e, affiancato da Kevin Lano precedentemente cofondatore del "Movimento di liberazione sessuale anarchico", Rogers riuscì a portare Hunt, che deteneva il controllo esclusivo dei fondi del giornale, alle dimissioni. L'occasione la fornì uno stesso articolo di Hunt a favore dell'intervento nella guerra del golfo. Attivi entrambi in movimenti contro la guerra Rogers e Lano, costretti loro malgrado a pubblicare l'articolo, lo accompagnarono con un loro scritto che criticava energicamente le posizioni patriottistiche di Hunt. L'affronto portò Hunt alle dimissioni ed alla fondazione nel '91 di un proprio giornale, Alternative Green , dove sviluppò ulteriormente le sue posizioni gerarchiche e fasciste. Finalmente libera da Hunt, la redazione di Green Anarchist poté riorganizzarsi riallacciando numerosi contatti persi in passato e riformando e integrando le proprie idee. Essi decisero "(..) di integrare le idee dell'anarchismo verde nord americano con le esperienze e le analisi di Hunt e con il pensiero più radicale del movimento verde britannico." 

Un successivo passo fu la necessaria decentralizzazione sia a livello organizzativo, assicurandosi che il controllo delle risorse non potesse più essere in mano ad una sola persona, sia sviluppando una più ampia rete di collaborazioni anche estere. Nel corso delle proprie pubblicazioni Green Anarchist affrontò in modo critico vari aspetti della tradizione anarchica verde. Nonostante Murray Bookchin, di cui si parlerà più avanti, avesse il favore delle femministe, il gruppo editoriale di Green Anarchist ne criticò il modello di divisione del lavoro basato sulle differenze di genere (sesso). L'autonomia femminile viene considerata un tema centrale per la costruzione di una società futura anarchica e verde. Una simile posizione poteva gettare le basi per eventuali discriminazioni. Sempre nel campo delle discriminazioni GA vede le origini del razzismo nell'imperialismo. Creando diffidenza nei confronti delle culture estranee alla propria civiltà, si poteva caratterizzare negativamente queste popolazioni e quindi sfruttarle. "Gli africani potevano essere sfruttati legittimamente perché, seguendo l'autorità biblica, non erano cristiani, ma pagani e perciò era giusto trattarli solo come bestie da soma."  Green Anarchist troverà nella critica situazionista nuovi stimoli nell'analisi della società industriale. L'internazionale situazionista, la cui storia risale al 1966, si concentrò sull'analisi dell'alienazione derivante dall'organizzazione del lavoro. Principali cause di questa alienazione derivano dal distacco esistente tra il lavoratore e il prodotto finito. Il situazionismo inoltre individua nella spettacolarizzazione della società la creazione di un distacco tra realtà e rappresentazione. Attraverso la pubblicità e i mass media il prodotto smette di essere fruito in quanto tale ma si carica di un'identità particolare che ne diventa il vero motivo d'acquisto. Anche il tempo e lo spazio vengono assoggettati alle esigenze capitaliste spingendo l'individuo in un ciclo di lavoro, consumo e riposo che sfugge al suo controllo. I situazionisti sostennero la necessità di creare situazioni capaci di scioccare il popolo al fine di metterlo in condizione di prendere coscienza dell'alienazione insita in un tipo di esistenza simile.

Lungi dall'accettarne acriticamente le posizioni, Green Anarchist ne sviluppò la portata concentrando la propria analisi sul concetto di massa, e quindi sulla "scala" del fenomeno trascurata dai situazionisti, evidenziando come produzione, consumo e comunicazione di massa contribuiscano alla globalizzazione di determinati valori a discapito dell'identità individuale. In una società dove le spinte eversive sono seppellite dalla facile omologazione ad uno status quo di immediata acquisizione, il controllo risulta estremamente più facile. "Monopolizzando i mezzi necessari alla sopravvivenza nella società tecnologica-industriale, una piccola élite rende dipendenti le masse" utilizzando mezzi tradizionali quali quelli militari, religiosi ed economici ai quali si sono aggiunti quelli tecnologici.  Resi massa informe e spersonalizzata, complice l'atomizzazione sociale, le persone si sentono prive di sicurezza e potere e tendono a cedere facilmente all'assimilazione di falsi "(.) miti paternalistici tra cui quello che sostiene che lo stato si può prendere cura di loro meglio di quanto loro stessi poterebbero fare, quello che devono sopportare è per il loro proprio bene e per il bene della società intera."  Green Anarchist sviluppa anche una propria strategia di resistenza ritenendo che la più appropriata forma di organizzazione anarchica sia un coordinamento di separati piccoli gruppi di affinità. Pratica direttamente influenzata dalla femminista anarchica Cathy Levine che sostenne come tutte le strutture formali, burocratiche e di massa, ma anche quelle di movimento, finiscano per replicare concetti e metodologie di tipo patriarcale (e quindi autoritario). 

I concetti di Hunt vengono rivisti e corretti, depurati dalle istanze nazionalistiche ed allargati nelle loro considerazioni sociali. Il concetto di periferia, principalmente i contadini del terzo mondo, sfruttato dal centro, i paesi sviluppati, viene allargato ulteriormente. L'analisi si sposta anche alle "periferie" della società industrializzata analizzando le minoranze sessuali e culturali, gli animali, i disadattati e tutte le vittime del decadimento industriale. Essendo categorie principalmente lasciate a se stesse, esse non hanno nulla da perdere in quanto non possiedono nulla e sono quindi le più disposte ad attaccare lo stato e le sue strutture. Secondo Green Anarchist quella che definisce come "la nuova cultura di resistenza degli anni 90" può esprimersi efficacemente solo con attacchi autonomi e anonimi di guerriglia alle infrastrutture (strade, ferrovie, centri di comunicazione eccetera) e attraverso strategie di azione diretta volti alla disgregazione della società tecnologico-industriale. "L'economia informale del baratto, la crescita del movimento delle occupazioni ( squatters ) e dei travellers , la formazione di gruppi di autodifesa degli omosessuali o degli immigrati negli ultimi anni dimostrano che queste categorie stanno cercando una soluzione ai loro problemi per conto proprio senza alcuna delega, rinforzando se stessi e rendendo possibile vivere secondo i propri valori e desideri. Inoltre il crescendo di violenza contro le forze dell'ordine, le sommosse ad ogni stagione nelle città, la guerriglia senza spargimento di sangue che stanno conducendo nelle campagne i travellers, i sabotatori della caccia ( Hunt Saboteurs ), l'ALF, le cellule dell' Earth Liberation Front , dimostrano che la periferia sociale sta riprendendo ad attaccare il sistema. Lo stato è incapace di negoziare o di addomesticare questi ribelli contro l'Inghilterra civilizzata perché semplicemente essi non vogliono niente dallo stato e non credono più alle bugie del sistema."

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