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3.1.5. Attivisti e azione diretta

Per molti attivisti il processo di educazione personale non basta. Maturare un approccio critico al sistema, non cedere alle menzogne e alla superficialità dei mass media, individuare, contestare e cambiare atteggiamenti discriminatori e via dicendo sono solo alcune delle pratiche messe in atto dall'individuo. "Le attività politicamente positive del punk sono riconducibili a due principali categorie. Una è l'impegno nello sviluppare una comunità ("la scena"). Questo tipo di attività include scrivere fanzine , autoprodurre dischi, scriversi, viaggiare o semplicemente girare assieme a buoni amici. La seconda categoria di attività punk politicamente positive si focalizza nel cambiare noi stessi. Ciò include essere vegetariani / vegani, enfatizzare il riciclaggio, esaminare il razzismo, il sessismo e l'omofobia che si annidano in noi stessi e nella nostra comunità, eccetera. Come ho già detto queste attività devono continuare. Sono assolutamente necessarie per creare un cambiamento e per crearlo in modo divertente." Ma tutto questo non basta. Se l'obiettivo è un reale cambiamento del sistema, tale cambiamento non può essere atteso dall'evolversi degli eventi né tantomeno essere richiesto a intermediari politici che dallo stesso sistema traggono enormi vantaggi. "(.) Lo stipendio di un politico italiano è di 37.086.079 lire al mese! Oltre a tutto ciò essi godono di talmente tante immunità che non pagano praticamente nessun servizio, viaggi e telecomunicazioni comprese. E hanno pure il coraggio di percepire rimborsi spese di affitto e di viaggio nell'ordine di, rispettivamente, 5.621.690 lire e 2.052.910 lire al mese!!! Ai quali si aggiunge un rimborso generico di 1.000.000 di lire, sempre mensile ovviamente, non si sa poi per cosa. Senza contare indennità di carica per svariati motivi che arrivano fino ai 200 milioni di lire. Non è finita: i parlamentari vanno in pensione dopo solo 35 mesi, percependo 4.762.669 lire al mese, mentre obbligano i cittadini italiani a lavorare 35 anni! (.) Come si può credere che questi bastardi abbiano il benché minimo desiderio di cambiare il sistema di incredibili e assurdi privilegi dei quali godono, alle spalle dei cittadini? Cittadini che uccidono di tasse e ai quali negano i servizi sociali, che dovrebbero essere garantiti dalle somme estorte per tutta una vita attraverso tasse e contributi. Il vero deficit lo creano loro: la sola camera di deputati costa al cittadino 4.289.968 lire al minuto !!!. Vogliono farci credere che tutto ciò serve a distoglierli da altri pensieri che non siano il bene del paese. Ma questi infami pensano solo al bene del proprio portafoglio tanté che estorcono tangenti a chiunque cerchi di ottenere anche una minima licenza "permesso" per fare qualsiasi cosa, pure respirare. I veri delinquenti sono loro! Non chi cerca di sottrarsi a questo fottuto sistema di sfruttamento legalizzato! Questo stato dovrebbe essere raso al suolo!" Un cambiamento che non vuole radere al suolo una istituzione per sostituirla con un'altra, ma un cambiamento che riporti l'essere umano a forme di associazione e aggregazione collettiva che sfuggano gerarchie e ruoli imposti.

Alcuni attivisti, inoltre, riconoscono un ritorno alla vita selvaggia, in risposta alla "domesticazione" del vivere moderno, come possibile via per evitare la reinstaurazione di strutture gerarchiche e permettere lo sviluppo di uno stile di vita in completa armonia con la natura. Non potendo essere richiesto alle istituzioni, né chiaramente a organizzazioni private, il cambiamento deve avvenire per mezzo di azioni concrete portando la propria attitudine dall'individuale al sociale. Eric Boehme di ATR fanzine individua nel solo "attivismo individuale" ( lifestyle activism ) non solo la causa dell'insorgenza di numerosi aspetti negativi, quali cinismo, scarsa fiducia nel reale effetto delle proprie azioni e senso di superiorità nei confronti degli altri, ma anche il riflesso dell'ideologia capitalista nella quale siamo inseriti sin dalla nascita. L'esistenzialismo insito nell'attivismo come stile di vita porta, sulla base dell'assunto che nulla può essere fatto per una "rivoluzione" a lungo termine, alla ricerca di benessere al solo livello individuale e ad una conseguente apatia politica. Un tale punto di vista ben si sposa con l'alienante atomizzazione sociale del sistema capitalista, isolamento che porta l'individuo a perpetrare esclusivamente i propri interessi. Organizzarsi in collettivi, cooperare e comunicare, attuare pratiche di sabotaggio e boicottaggio, partecipare e promuovere manifestazioni, esprimere il proprio supporto e aiuto verso prigionieri politici o altre vittime del contesto sociale, introdursi in laboratori di vivisezione col duplice scopo di sabotarli e di salvare gli animali da torture immonde, sviluppare e approfondire in modo critico la conoscenza dei problemi, sono solo alcune delle pratiche più usate per resistere e contrattaccare un mondo ritenuto iniquo e assurdo. Agire localmente per un bene comune più grande "(.) ricordandosi che la "rivoluzione" è un processo a lungo termine." "Il movimento di liberazione animale non si batte affinché gli animali abbiano gabbie un poco più ampie, ma nessuna gabbia, nessun prezzo e nessun padrone che ne disponga a piacimento. Vogliamo per gli animali ciò che vorremmo per noi stessi: libertà di vivere secondo la propria inclinazione e il proprio desiderio. Chiedere questo in una società basata sullo sfruttamento non solo degli animali, ma anche degli uomini e della natura, significa voler ribaltare completamente questa società, togliersi il prosciutto dagli occhi e lottare per i propri desideri, senza essere pedine dei desideri di qualcun altro."

3.1.6. Squat or rot

Una particolare forma di azione diretta si identifica nell'occupazione di stabili abbandonati per poterne ricavare sia un posto dove poter abitare sia un posto che funga di stimolo ed aggregazione. L'occupazione risponde spesso a condizioni socio-economiche critiche, dove l'impossibilità di affrontare un affitto oppure estrema povertà spingono determinati individui ad occupare abusivamente uno stabile. "L'occupazione è una immediata e pratica soluzione ad un immediato e concreto problema: hai bisogno di un posto dove stare e non ne hai uno. Dopo averne individuato uno abbandonato, averne forzato la serratura, esserci entrati e averlo reso relativamente abitabile, lo stabile risolve il problema. (.) occupare, anziché pagare un affitto, permette di destinare i soldi che ti rimangono per cibo e vestiario o, se ne hai abbastanza, per "beni di lusso"." L'occupazione non è chiaramente pratica esclusiva del movimento DiY ma ne rappresenta un aspetto di fondamentale importanza. Le occupazioni infatti, oltre che da impellenti necessità economico - sociali, sono spesso frutto di una ferma volontà di opposizione politico - sociale che persegue un preciso obiettivo. "La costruzione di momenti di socializzazione, di crescita collettiva, di espressione ad ogni livello è il nostro percorso di autogestione che ci dà gli strumenti e gli spazi per essere realmente, giorno per giorno, in opposizione al sistema e al di fuori delle dinamiche della cultura dominante. Questo è un percorso che è - ovviamente - potenzialmente di tutti; invitiamo quindi tutti ad esserci realmente, lealmente e soprattutto nel rispetto degli altri, o altrimenti a starne fuori."  Oltre a necessità e desideri particolari, gli squatters ("occupanti abusivi") sottolineano come l'occupazione sia in realtà un modo per riappropriarsi di risorse, numerose abitazioni ed edifici industriali, abbandonate a se stesse e spesso in avanzato stato di degrado. Motivo principale di tale abbandono è il fatto che esse abbiano smesso di essere considerate utili a fini economici, nel caso di edifici industriali non più utilizzati, oppure risultino più utili inutilizzati e vuoti a fini di speculazione edilizia. Speculazione che trae giovamento da tale forzata contrazione dell'offerta, che spinge in alto i canoni di locazione, a fronte di una domanda che non diminuisce in quanto legata alla soddisfazione di un bene fondamentale per chiunque: un riparo sicuro. Bene fondamentale che spinge molti attivisti a considerare il canone d'affitto come un vero e proprio furto. "Occupare è una soluzione al problema dei senza tetto, vuote proprietà e speculazioni. Procura case per coloro che non possono affrontare affitti da estorsione. (.) Occupare significa prendere il controllo della situazione anziché restare in balia di burocrati e proprietari. L'occupazione è ancora legale, necessaria e libera."

Lo squat non risponde solo a esigenze personali ma, attraverso le sue iniziative, funge anche da importante punto di ritrovo e stimolo, sia politico sia sociale, per numerosi individui altrimenti insoddisfatti da percorsi culturali e ludici organizzati secondo normative ed abitudini ritenute alienanti e limitanti. "Ogni città ha delle aree abbandonate e disastrate. Ciononostante, termini negativi quali quelli appena citati potrebbero far passare in secondo piano il fatto che l'occupazione di queste aree dimenticate le può trasformare sia in abitazioni sia in aree creative. Nelle tre settimane di apertura di Eclectic City (Newcastle, Inghilterra, settembre 2000) uno stabile abbandonato è stato trasformato in un movimentato luogo dove trovavano spazio un bar libero, un centro informativo (altrimenti definito infoshop e cioè "negozio" di informazioni. NdA), uno spazio a disposizione di musicisti, poeti, artisti, e fotografi, riparo per molti senzatetto e uno spazio per gli skaters locali. Centinaia di persone si sono recate all' Eclectic City in questo breve tempo, sottolineando così la necessità di avere posti dove giocare, lavorare, incontrarsi o anche solo il bisogno di sentirsi al di fuori di qualsiasi struttura rispondente a logiche commerciali precostituite." L'occupazione, inoltre, è essa stessa atto politico di rivendicazione di una propria autonomia, teso a destabilizzare l'esistente criticandone strutture e convenzioni e inserendosi in un più ampio contesto di azioni dirette sviluppatesi in seno alla cultura DiY. "Ogni squat è differente. Le pratiche e la teoria sviluppate dagli / dalle occupanti dipendono in gran parte dai contesti politici, socio-economici, giuridici, inter-relazionali ecc., ma ogni squat è "politico" nel senso che sconvolge, a volte anche involontariamente, l'ordine sociale e la proprietà privata. Lo squat è un riflesso degli spazi abbandonati dalla borghesia e dal sistema capitalista in generale. Di conseguenza non può essere considerato come uno scopo ma piuttosto come un mezzo. Ma non importa il mezzo. Lo squat può essere un luogo di resistenza e di sperimentazione. Occupando, la ricerca di autonomia permette di realizzare alcune delle nostre idee. Occupare è prendere una parte del proibito, è porsi un minimo in rottura a livello socio-economico. La quotidiana lotta degli squatter si può portare avanti anche attraverso altre pratiche: autogestione, generosità, recupero / riciclaggio, richieste in varie direzioni, apertura verso l'esterno, confronto tra stili di vita, dibattiti." Sviluppatisi attorno al medesimo contesto ideologico, gli squats anarchici vicini al movimento DiY (è bene ricordare come non tutte le occupazioni lo siano) rappresentano un importantissimo e fondamentale network di luoghi e contatti che fungono da insostituibile punto di riferimento per il movimento. Una rete che offre disinteressata generosità e ospitalità a nuovi nomadi, gruppi in tour o persone in cerca di un posto dove stare. Un network che garantisce la condivisione dell'etica DiY e quindi un profondo rispetto per diversità e libertà altrui.

3.1.7. Critical Mass e Reclaim the Streets

Tra le azioni più spettacolari del movimento, volte alla rivendicazione di spazi sicuri per l'essere umano contro il pericolo e l'inquinamento dell'automobile, vi è Critical Mass . Essa consiste sostanzialmente in un'azione di disturbo del traffico urbano, attuata in bicicletta, che si è concretizzata in tutto il mondo occidentale industrializzato. Un gran numero di ciclisti, il cui numero è estremamente variabile ma arriva anche a sorpassare il centinaio, percorre un percorso urbano prestabilito in modo che l'ingente numero riesca a paralizzare il traffico. L'intento è quello di far sì che l'automobilista, e per estensione il cittadino, prenda coscienza del disagio causato dalle automobili. "Il critical mass di luglio (1998) a Minneapolis è stato il più grande dell'anno. Più di 130 Ciclisti sono scesi nelle strade venerdì pomeriggio, nel bel mezzo del traffico dell'ora di punta, per affermare il proprio diritto di circolare, per distruggere la cultura dell'automobile e per celebrare la bicicletta come uno stile di vita." Per molti attivisti, infatti, la bicicletta rappresenta una valida alternativa per svincolarsi da un circuito continuo e imposto di spese, doveri e controlli. Essa rappresenta inoltre un mezzo di trasporto estremamente coerente con le proprie istanze ecologiste. "La bicicletta non ha bisogno di particolari nozioni o abilità, né per l'uso né per il mantenimento. La bicicletta ed un umano sono totalmente sufficienti a sé stessi, in culo alle regole della strada (soldi, multinazionali, meccanici, benzinai, biglietti, controllori.), a quelle dello stato (proprietà, assicurazioni, patenti, targhe, tasse.), a quelle dei trasporti a motore (aeroporti, parcheggi, autostrade, rumore, inquinamento.) a quelle del ciclismo (bicistrafiga, ciclistastrafigo, sport.), in culo a chi dice che in bicicletta non si può (sulla mia bici ho trasportato le cose più incredibili, sono sempre il più veloce in città, ho percorso distanze che neanch'io pensavo possibili, l'ho usata nelle più avverse condizioni atmosferiche.). (.) Insomma un po' di astuzia e la bici non è libertà ma la bici è libera."

Similmente avversi alla cultura della macchina sono altri collettivi, tra cui i più famosi e conosciuti sono gli inglesi Reclaim the Streets e Road Alert , che attraverso l'organizzazione di grossi free party coalizzano migliaia di persone nei cantieri di costruzione di nuove strade o autostrade col preciso intento di fermarne la costruzione. A queste iniziative si affianca spesso la pratica di occupare i siti (boschi, colline, campi od altro) che si vogliono proteggere dalla distruzione causata dall'avanzata del progresso. Da queste occupazioni temporanee nascono spesso dei campeggi stabili (formati da raggruppamenti di tende, capanne, furgoni e addirittura case sugli alberi e reti di tunnel sotterranei) che strutturano svariate forme di resistenza e sabotaggio per ritardare o bloccare i lavori. "Sono arrivati in venti, travellers , squatters , ecologisti, han messo su un campo permanente con tenda comune, cucina e latrine. Poi han costruito case sugli alberi e bunker sotterranei, le due fazioni di climbers (arrampicatori) e tunnelers in sfida amichevole. Autofinanziamento con donazioni in natura della gente del posto (cibo, docce, feste di tanto in tanto)." Obiettivo di questi eco-warriors non sono solo le strade ma tutti i progetti di costruzione in quelle aree naturali "(.) oggi sotto minaccia di "sviluppo" da parte di speculatori senza scrupoli e consiglieri intangentati (.)" Questo tipo di resistenza ingenera spesso una spirale di crescente violenza da parte delle forze dell'ordine, affiancate spesso da guardie private, nei confronti degli attivisti che reagendo, spesso affiancati da membri delle comunità locali stimolati dal loro esempio, innescano delle vere e proprie battaglie. Nonostante alcune di queste battaglie siano state perse, il risultato complessivo è sorprendente. La somma delle azioni di questi campi ha infatti provocato l'archiviazione per due anni, da parte del governo inglese, di tutti i progetti di costruzione di nuove strade. Molte ditte si sono ritirate da appalti controversi ed alcuni progetti sono stati abbandonati del tutto a causa degli alti costi che uno sgombero implica. Infatti esse, oltre a fronteggiare gli ingenti danni causati dalle numerose azioni di sabotaggio, sono costrette ad assumere servizi d'ordine privati per sorvegliare i cantieri durante e dopo lo sgombero. "Proteggere l'investimento materiale finisce per costargli più dell'investimento stesso. A Newbury il costo dello sgombero ha oltrepassato il miliardo. Quella del portafoglio che si svuota spesso è l'unica voce che le loro orecchie sentono." Gli attivisti individuano un ulteriore fattore di successo in simili forme di azione. Esse infatti provocano un allargamento del dibattito e della critica al sistema a persone, in generale la popolazione locale ma non solo, che fino a quel momento non ne erano coscienti, né tantomeno avrebbero mai pensato di trasgredire la legge per far valere i propri diritti e la propria opinione.

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