1. 4. L'eredità degli anni Sessanta

Esaurita l'analisi dei movimenti nati dal "punk", è necessario analizzare le altre culture di resistenza all'interno delle quali ha attecchito e si è evoluta la cultura del DiY. Si tratta di quei movimenti che nel corso degli anni hanno sviluppato il bagaglio di idee lasciato dal movimento hippie degli anni '60 e che hanno in comune una spiccata tendenza alla vita nomade in armonia con la natura. Si parlerà di travellers, ravers ed ecoradicali cercando di ripercorrere l'evoluzione ideologica di tali movimenti ricollegandoli alla cultura DiY.

1.4.1. Free festival e nuovi traveller

Le feste e i concerti che seguono la pratica del no profit (intesa come nessun prezzo d'entrata o piccolo contributo) trovano un illustre "antenato" nel fenomeno dei Free Festival sviluppatosi in Gran Bretagna dall'inizio degli anni '70. Festival o esibizioni "libere" e cioè senza prezzo d'ingresso o particolari norme da rispettare o seguire. George McKay riconosce nel festival di Windsor del 1972 il primo vero e proprio illustre antecedente, organizzato con lo spirito che contraddistinguerà moltissimi eventi simili da allora in poi.  Nonostante questa data storica, egli sottolinea come i free festival stessi avessero dei precedenti storici nella famosa Summer of Love del 1967 negli Usa da una parte e nella lunga tradizione di festival e fiere nella stessa Gran Bretagna dall'altra. La differenza principale tra queste prime fiere e i free festival   risiede nell'intenzionalità dell'evento. Infatti "In realà, i primi free festival , contrariamente ai semplici concerti gratis episodici, erano eventi commerciali che potevano andare male, essere contestati o avere troppo pubblico: (.) l'ultimo festival dell'isola di Wright attirò più di 250.000 persone, molte delle quali seccate per gli altissimi prezzi (.). Dopo un paio di giorni vennero abbattute le transenne e fu istituito un free festival ." Windsor segnerà una vera e propria "differenza politica" nell'organizzazione e negli intenti dei free festival e sarà il capostipite della nuova generazione di simili eventi. Organizzato da Bill 'Ubi' Dwyer, che era uso vivere in una comune all'interno di una stazione dei pompieri occupata a Fleet Street a Londra, il festival di Windsor durò tre anni fino a quando (nel 1974), dichiarato illegale nel frattempo, verrà interrotto dalle forze dell'ordine.

La particolarità del festival era proprio la sua locazione: Windsor infatti era il più esteso parco del regno. Intenzione del festival era riappropriarsi di quel terreno per secoli destinato alle cacce della famiglia reale. Nonostante la disfatta del free festival di Windsor, i suoi tre appuntamenti annuali segnarono l'inizio di un nuovo stile di vita controculturale. Lo stesso governo se ne rese conto, il rapporto del 1973 della Commissione Stevenson al ministero dell'ambiente dichiara: "Questi giovani hanno espresso il bisogno di fuggire dall'ambiente che li circonda e dalle inibizioni e limitazioni della vita di tutti i giorni, in particolare nelle nostre città, verso una situazione in cui poter sperimentare nuove forme di socialità e affrontare a viso aperto nuove concezioni e visioni della vita, per decidere da soli che cosa accettare o rifiutare."  Infatti l'anno della disfatta di Windsor segnò anche la nascita del più longevo e conosciuto free festival della controcultura inglese: il festival di Stonehenge, partorito dalla mente di Phil Russel alias Wally Hope alla cui organizzazione parteciparono anche Penny Rimbaud ed altri personaggi che pochi anni più tardi fonderanno il più importante e seminale gruppo musicale / collettivo punk anarchico della storia: i Crass di cui si è già ampiamente parlato. Lo stesso Rimbaud ci fornisce una descrizione dell'atmosfera che si respirava nei free festival parlando di quello di Stonehenge: "Fuochi, tende e tepee, bancarelle di cibo gratis, palchi e gruppi, musica e magia. Le bandiere sventolavano e gli acquiloni volavano. I bambini nudi giocavano nei boschi, come tanti Robin Hood in miniatura che festeggiavano la loro miseria materiale"  Importante sito archeologico, tempio, antico strumento astronomico, centro di potenti linee geomantiche e luogo di culto new age , Stonehenge si rivelò perfetto per "(.) farne un luogo per free festival , musica gratis, spazio libero per menti libere. "  Protrattosi per oltre un decennio e della durata media di un intero mese, giugno, Stonehenge era una occupazione temporanea nata per celebrare il solstizio d'estate.

Ma la sua importanza è anche legata alla tragicità degli eventi divenuti famosi come la battaglia di Beanfield del 1985, quando le forze dell'ordine attaccarono il Convoglio , la lunga fila di automezzi e veicoli che si stava recando al festival, con una brutalità inaudita. L'attacco al convoglio, di cui si parlerà fra poco, non fu il primo episodio di questo genere. Già nel 1974 l'ultima edizione di Windsor fu segnata essa stessa da una forte repressione poliziesca. "Ottocento poliziotti, per l'esattezza. La zona fu sgomberata, malgrado fossero state avviate trattative tra la polizia, i funzionari della proprietà della corona e gli organizzatori riguardo la collocazione del festival all'interno del Windsor Great Park."  Ma ciò che realmente contraddistinse l'azione fu la brutalità poliziesca: "La polizia trascinava via un ragazzo, prendendolo a pugni e a calci. Ho visto dare dei calci in pancia ad una donna incinta e un ragazzino colpito in faccia. La polizia caricava alla cieca"  Una simile esplosione di violenza si ebbe anche nel 1985 quando le forze dell'ordine fermarono il convoglio di furgoni e autobus (automezzi usati come proprie abitazioni dalla maggior parte dei traveller ) diretti al festival di Stonehenge: "in un punto ideale per un agguato, un trivio fra i villaggi di Shipton Bellinger e Cholderton, la polizia approntò alcuni posti di blocco semplici e veloci fatti con sacchi di sabbia, che impedivano al convoglio di avanzare o di tornare indietro. Erano arrivati a un punto morto, con la gente intrappolata nei veicoli, le loro case, in una strada di campagna. Urla e prese in giro furono seguite da qualche gesto limitato di violenza mentre la polizia tentava di costringere i traveller a rispettare le ingiunzioni dell'Alta Corte fracassando parabrezza e finestrini a manganellate."  Per evitare la distruzione dei veicoli alcuni furgoni cominciarono a riversare nei vicini campi di fagioli dove, fallite le iniziali trattative con la polizia, seguirono dei violenti scontri che passeranno alla storia come la Battaglia di Beanfield (campo di fagioli, appunto).

Fiona Earle mette in dubbio la definizione eroica di quei tragici eventi definendoli piuttosto: "(.) un vile attacco di uomini armati a famiglie tra cui molte donne e bambini".  "Alla fine, tutto ciò che poteva essere distrutto lo fu, gli agenti bucarono dai radiatori ai vasetti di yogurt, e alcuni cani furono uccisi su ordine della polizia. Furono eseguiti più di cinquecento arresti, principalmente per resistenza alla forza pubblica (anni dopo i capi d'accusa sarebbero stati respinti in blocco dal tribunale). Il conte di Cardigan, che all'inizio aveva dato alla polizia il permesso di usare la sua tenuta per l'operazione, rimase così colpito da quanto vide che a quel punto la consegnò al "Convoglio" come rifugio".  Si è in questa sede insistito sulla brutalità poliziesca per spiegare i motivi del generale acceso risentimento che tutta la controcultura nutre nei confronti delle forze dell'ordine, atti di violenza spesso denunciati in sede di sgomberi e manifestazioni. Ma perché tanta repressione? La risposta, che rimane incerta ancor oggi, può seguire varie ipotesi. Si potrebbe cominciare dalla natura stessa dei free festival e dei suoi avventori che costituivano una miscela piuttosto variegata di (neo) hippies , punks , traveller ed altre manifestazioni controculturali. Sottoculture che, negli anni, si influenzeranno e mescoleranno sempre più: "Se osservi la moltitudine di giovani presenti (sono pochi e sparsi i sopravvissuti degli anni Sessanta), i punk e gli hippy vestono quasi nello stesso modo, specialmente le donne con le lunghe gonne increspate, le giacche strane, i piedi scalzi e sporchi, pelle abbronzata e sorrisi facili, tonnellate di cinture e braccialetti che annunciano il loro arrivo. Talvolta solo la tinta dei capelli denota la differenza. Gli hippy uomini indossano pantaloni stretti (difficile trovare una leggera svasatura, i punk hanno i capelli lunghi. Tutto è potente è immediato, e la presenza intensa di unità di idee e stili di vita è un sentimento positivo, ficcante, quasi tangibile. Adoro stare qui. Mi sento sereno e a mio agio, credo in pace. È bello passare tre ore a passeggiare tra le bancarelle, gli spacciatori, la gente che sballa e si ripiglia, la gente normale, le strade polverose con le gobbe per far rallentare le moto truccate, dappertutto cartelli che pubblicizzano la maria, palchi con i tecnici che trafficano continuamente con gli impianti senza che suoni mai nessuno." 

Questa l'atmosfera del free festival del giugno 1984 secondo George McKay. Questa "orda di straccioni" che viveva in camion (spesso automezzi rielaborati a tal fine), tende, capanne o sugli alberi e che soprattutto pensava solo a divertirsi secondo percorsi spesso al di fuori della legalità (gli stessi free festival , sempre più frequenti, lo erano), ha sempre più attirato le attenzioni delle forze dell'ordine e dei governanti. Ma non solo: "Noi che ci siamo radunati qui nel 1984 siamo una sfida e un'alternativa alla normalità e questo genera paura (tipo elicotteri della polizia che costantemente ronzano sulle nostre teste, (.) o alcuni pub del paese che espongono cartelli di rifiuto a servire chi arriva per il festival)." Ma oltre ai suoi avventori era la stessa natura del festival a destare preoccupazione, in quanto totalmente nuova, sconosciuta e potenzialmente sovversiva: "Rispetto alle manifestazione socialiste contro l'oppressione, i free festival erano celebrazioni anarchiche di libertà e, in quanto tali, costituirono un nuovo problema per le autorità costituite." Non solo un problema ma un vero e proprio affronto: "Il sospetto è che il festival di Windsor, al suo terzo anno, fosse cresciuto troppo, assumendo il carattere di un'aperta provocazione nei confronti delle istituzioni e della famiglia reale." Jay, traveller che era stato a Beanfield, riconsidera quegli avvenimenti in questo modo: "Riflettendoci ora si capisce perché l'hanno fatto. In quel periodo l'anarchia sfrenata che girava a intorno a Stonehenge aveva messo in allarme un sacco di gente. La cosa prendeva sempre più consistenza (.). I conservatori sono il partito della legge e dell'ordine e noi eravamo una spina nel culo, un esercito di pazzi che se ne andava in giro a rifiutare tutto ciò in cui loro credevano e incoraggiando gli altri a unirsi. Era il periodo degli yuppy , era quello il modello che inculcavano nella gente, era quello che avresti dovuto essere mentre noi eravamo esattamente l'opposto." Nonostante tutto, gli eventi del 1985 non riuscirono a determinare la fine dei free festival. Come si è detto da Windsor in poi una nuova controcultura si andava sempre più sviluppando: i traveller e cioè i "viaggiatori".

La nascita e lo sviluppo di questi "nomadi della nuova era" ( new age traveller ) è da ricollegarsi direttamente allo sviluppo dei free festival in quanto "Molti traveller individuano in un free festival locale o nazionale il momento chiave che ha fatto loro intravedere la possibilità di una svolta, di una vita diversa, perché lì hanno toccato con mano l'energia e l'allegria della comunità." "Quando avevo 17 o 18 anni in Inghilterra cominciavano a esserci un sacco di festival. Io ci andavo, avevo cominciato a fumare erba. una volta sono andato a un festival e ho visto tanta gente che viveva viaggiando e ho pensato che mi sarebbe piaciuto vivere così. Dopo un paio d'anni, ne avevo più o meno 19, il mio amico Math si è comprato un autobus, ci si è sistemato, e io ho cominciato a andare in giro con lui. Abbiamo viaggiato due anni in Inghilterra e poi le cose si sono messe davvero male: il governo ha firmato il Criminal Justice Bill (Una legge spiccatamente repressiva di cui si parlerà più avanti). Dapprima sono andato a York e poi in Irlanda, e ci ho vissuto per due anni; avevo un asino. E al dorso dell'asino avevo attaccato un carretto e sono andato in giro così quasi per un anno; praticamente vivevo in tenda (.) Poi sono andato in Olanda. Siccome sono un musicista, suono per strada e spesso mi guadagno da vivere così (.). Poi sono andato in Australia, ho girato per un anno, poi ho deciso di tornare in Europa e adesso sono passati altri quattro anni." Queste le parole di Chris membro di una crew (un collettivo) nomade di nome Total Resistance dedito all'organizzazione di free techno party illegali (o rave , o feste e via dicendo) in tutta Europa (l'intervista è stata fatta in Italia in occasione di un party al quale hanno partecipato). Non quindi degli emarginati ma delle persone, squatter e traveller , che rifiutano consapevolmente la società sfuggendone le regole imposte. Attorno alla fine degli anni Settanta e con l'inizio degli anni Ottanta ci fu il proliferare di fiere e free festival che fornirono ai traveller una sorta di "circuito" itinerante con tappe quasi settimanali. Tutto ciò favorì l'uso di viaggiare assieme: nasce il "Convoglio". Il "Convoglio" era formato da una grossa colonna di veicoli (principalmente camion, camper e autobus trasformati in vere e proprie abitazioni mobili) che si spostava di festival in festival. Le ragioni che spinsero i traveller a preferire viaggiare assieme, piuttosto che singolarmente, furono sia di natura pratica sia sociale. Viaggiare in gruppo permetteva sia di mantenere un certo grado di sicurezza sia un costante aiuto reciproco in caso di guasti o incidenti. Anche la crisi degli alloggi e una legislazione più severa nei confronti delle occupazioni abusive spinse molte persone a mettersi sulla strada, molti anche autonomamente (non in gruppo). La possibilità di portarsi dietro tutte le proprie cose, o per lo meno quelle ritenute più importanti, unita alla possibilità di vivere una vita nomade e sempre in giro per feste, fiere e accampamenti spingerà molti individui ad abbracciare questo nuovo stile di vita. Il primo passo è prendere un mezzo e riadattarlo in modo che possa diventare abitazione. La gamma di modifiche e di mezzi utilizzati è vastissima: si va dalle semplici automobili con sedili posteriori rimossi in modo da poterci infilare un materasso, a vecchi autobus di linea, fino ad arrivare a vecchi mezzi militari. Soprattutto agli inizi anche l'esterno veniva riadattato e spesso coperto di scritte pacifiste e simili, ma la sempre più crescente repressione e intolleranza nei confronti dei traveller , sia da parte delle autorità sia da parte delle popolazioni locali, spingerà molti a rendere i loro mezzi i più anonimi e inosservati possibile: "Se dall'esterno ricordano dei veicoli e non delle case, hai meno fastidi quando viaggi."

I traveller non sono zingari. Quello che distingue nettamente queste due "tribù" nomadi è lo stile di vita alle quali si ispirano. Anzi gli zingari "(.) disprezzano quei parassiti (i traveller ), quei fannulloni che vivono nella sporcizia, se ne fregano apertamente delle leggi che tutelano la proprietà privata, usano droghe, ascoltano musica orrenda, usano le siepi come combustibile, guidano veicoli pericolosi, chiedono l'elemosina, sono sporchi, hanno dreadlock (i capelli rasta) lunghissimi." Nel corso degli anni Ottanta e Novanta i traveller subiranno vari mutamenti dovuti ad alcune evoluzioni del contesto sociale esterno e interno. Si nota anzitutto un progressivo venir meno di alcune tendenze maschiliste o "patriarcali". Ciò è dovuto sia all'evoluzione dei costumi nella società tutta sia al significativo impegno di molte donne traveller che si ribelleranno al persistere, anche all'interno di una controcultura, di determinate istanze. "Quando Lubi è diventata una traveller, all'inizio l'ha molto colpita il fatto che anche gli accampamenti fossero spazi connotati dal genere, dove la proprietà e il potere erano distribuiti lungo direttrici uomo / donna, forse anche in modi più evidenti che nella cultura dominante."  Lubi si rese presto conto che "(.) non c'erano donne proprietarie del loro veicolo (.) esse dovevano contare sugli uomini per avere un tetto sulla testa, così si innescano strani giochi di potere."  Lubi reagì alla situazione organizzando un campeggio di sole donne in Galles nel 1991. Qui si dibattevano argomenti di interesse comune, si tenevano seminari e le donne potevano vivere serenamente coi loro bambini e sviluppare le conoscenze e l'esperienza necessarie per divenire in tutto indipendenti. Non solo, essa stessa trasformò da sola un vecchio automezzo radar dell'esercito lungo otto metri utilizzando materiali di riciclo, ricavandone la propria "casa mobile". La stessa Lubi descrive come fosse attratta "(..) dall'autonomia. Era tutto lì su quattro ruote e dovunque andassi ti potevi portare dietro l'intera casa (.). L'idea di essere completamente indipendente e nello stesso tempo mobile al cento percento." C'è comunque chi ne vede anche gli aspetti negativi come Vic che invece sottolinea come "quando possiedi un mezzo tuo (.) la cosa si fa più complessa per via degli aspetti legali, il mantenimento, il parcheggio." Il campeggio organizzato di Lubi non fu il primo ed anzi nutre un importante precedente nel presidio pacifista nella base americana di Greenham Common istituito nel settembre del 1981.

Agli inizi del 1982 il presidio si trasformò in un campeggio per sole donne. Nell'estate dello stesso anno il Peace Convoy (il Convoglio di cui sopra) giunse al campeggio per istituire un free festival . L'evento ebbe un duplice importantissimo effetto: da una parte servì a politicizzare il convoglio, e quindi buona parte dei traveller , e dall'altra infuse nuova energia al movimento pacifista. Greenham Common non fu l'unico contatto, da allora ci furono molti incontri e scambi che favorirono una sempre più profonda politicizzazione del movimento. "(.) esistevano interscambi continui e un mescolarsi di idee e ideologie, dai cristiani radicali ai giovani punk passando per i vecchi hippy e i semplici fuori di testa. La spiritualità incontra la politica che incontra i traveller della nuova era". I contatti con i campeggi e / o le comuni fondate in mezzo alla natura o come presidi presso basi militari o, come nel caso negli anni Novanta delle spettacolari azioni di Reclaim the Streets e collettivi simili, per bloccare la costruzione di nuove strade a discapito di parchi o altre risorse naturali, non solo ebbero il merito di politicizzare fortemente il movimento ma inserirono anche nuove forme di abitazione possibile quali tende, tepee, capanne, case sugli alberi e via dicendo. Tornando alla critica alla società patriarcale ed agli atteggiamenti maschilisti, sessisti e omofobi, essa guadagnerà sempre più spazio all'interno della cultura DiY e ne diverrà un elemento centrale nella lotta alle discriminazioni. Traccia di questo cambiamento culturale e sociale la si trova anche nel look che si fa sempre più svincolato da connotazioni di genere: "gli abiti del movimento apparivano asessuati (perciò 'maschili'), sporchi e laceri. Erano pieni di toppe rigide e di macchie d'unto (.) gli abiti degli squatter ricordavano le divise da lavoro dei minatori, degli spazzacamini. Erano altrettanto grezzi e sporchi, solo che non venivano sostituiti dopo il lavoro da indumenti sportivi di marca." Le toppe a cui si fa riferimento sono usate moltissimo nel DiY. Attaccate spesso a casaccio sui vestiti, esse non hanno lo scopo di coprire qualche buco, che anzi in genere viene lasciato in bell'evidenza come ulteriore simbolo di logorio, ma bensì con un preciso scopo comunicativo. Non si tratta di toppe comuni, ma di toppe autoprodotte con sopra stampate delle immagini e / o degli slogan inerenti o un messaggio politico o un gruppo musicale o entrambi. La vita nomade dei traveller e quella in case occupate, dove spesso alcuni servizi elementari mancano, darà all'interno del movimento una nuova immagine della sporcizia considerata da alcuni come "(.) un segno della differenza, dell'alterità, dei traveller e degli altri gruppi marginali." 

Una colorita descrizione del tipico crustie permette di completarne la descrizione: "Agosto 1993, a Glasgow (.). Fuori da un supermercato vicino a un negozio anarchico occupato, un tipo sciatto troppo giovane per essere stato un hippy o un punk ma che sembra un brutto incrocio tra i due mi si avvicina. Dreadlock lunghi e unti, pantaloni militari strappati, un maglione a strisce stile Dennis the Menace , anfibi militari usati mezzi slacciati, un'esagerazione di piercing in faccia, mi fa con un accento campagnolo con qualche influenza cittadina: 'Hai della roba che ti avanza, amico?'. È un crustie , e io mi sono tenuto alla larga." In realtà si nota come in campo traveller si usi spesso il termine crustie , che deriva da crust (crosta, in chiaro riferimento alla sporcizia), in modo vagamente negativo, mentre accade l'esatto contrario in campo punk. I motivi di questa discrepanza rimangono ignoti e probabilmente collegati alla molteplicità ed alla instabilità delle definizioni. In accordo con George McKay si sostiene anche in questa sede la tesi secondo la quale "(.) i free festival e le fiere di Albione siano stati aspetti fondamentali della cultura di resistenza inglese, aspetti che nascono con gli hippy e che sono stati modificati e rivitalizzati dagli eventi sottoculturali successivi. Queste Zone Temporaneamente Autonome mettono in discussione i limiti della cultura dominante, producendo talvolta dei momenti di reazione violenta all'interno e all'esterno." Ed è proprio sull'onda di questo assunto che possiamo introdurre la cultura di resistenza che più ha caratterizzato gli anni Novanta: i raver e la technocultura.

... continua al par. 1.4.2

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