LP Volt - Volt (In the red, 2007)

La commistione fra elettronica e punk risale a 30 anni fa, ma in Francia negli anni 2000 sono comparse rumorose bands punk/garage che prendono in prestito l'electro per creare capannoni alsaziani produttori di frullato punk-wave franco-anglo-germanico, rivolgersi ad esempio ai Frustration o appunto i Volt. Lili Zeller è stata una delle più note chitarriste del punk/garage dei 90s, con quei No Talents che sono oggetto di culto in tutto il circuito. I Volt sono la sua creatura contaminata nata dopo il 2000 insieme agli altri ex Splash 4, Jack Amsellem e FX. Il trio francese è entrato nel lungimirante giro In the red, campo-base del garage più aggressivo americano, su cui fecero uscire già un singolo nel 2005. In questo nuovo lp inseriscono sia pezzi precedentemente editi che nuovi, il risultato è una miscela di zozzo ed accattivante electro-punk con synth wave sgangherati e passaggi martellanti quasi industriali. La voce malandrina ed isterica della Zeller duettante con Jack fa il paio con le sue rasoiate chitarristiche sfocianti sovente nel noise, che con la drum machine diventano parte di una ritmica irresistibile e concitata, strutturalmente imprevedibile, come lo strike di "Testbild" o la stessa palpitante "Volt", che hanno l'effetto di infilare le dita fra i fili della corrente sfilacciati. La strumentazione e lo stile non sono tipicamente In the red, ma lo spirito è un cane infernale a 3 teste stante sul trono del r'n'r. La band per il suo corollario stilistico incamera lezioni passate di Suicide, Metal Urbain e Abwarts, facendolo in maniera così catchy con questo sound polveroso e urbano, che si pone in maniera personalissima nell'excursus in cui traspare tutta l'esperienza di anni dediti al punkrock e alla wave di matrice Gang of Four con una spruzzata di Pussy Galore.
Il risultato è notevole in altri brani variegati in un remake di tutte le influenze underground degli ultimi 30 anni, sullo sfondo di beats lo fi, un nuovo edificio ha nelle sue stanze pezzi di follia alla Devo mesciati con chitarrismi rock-industrial come in "Backwards" e prototipi di Skinny Puppy e synth pop come in "Man on the ground" e "Couples", ma il tutto possiede sempre strafottenza punk. La finale "I don't feel so good" con quelle chitarre crepate e la voce del duo Zeller/Amsellem sciolta nel loro sexy succo acido è il perfetto commiato.
Questo disco farà la gioia dei neofiti della Zeller. E'un ready-made contaminato, potente, ispirato, cafone e spontaneo come una scopata sulla rampa del garage, non lasciatevelo sfuggire.


Voltklub

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