GLOBAL COMMUNICATION - 76:14 ( Dedicated, 1994)

01 4:02
02 14:31
03 9:25
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05 7.39
06 0:54
07 8:07
08 5:23
09 4:14
10 12:18

C'era una volta la sonda Pioneer 10, ormai dispersa oltre l'orbita di Plutone, sulla quale spiccava la famosa placca su cui l'umanità incise la raffigurazione dei corpi, femmina e maschio con un disegno schematico del sistema solare, se mai gli alieni l'avessero trovato.Beh, se fosse stato concepito in quell'epoca, 76:14 doveva essere messo insieme a quel messaggio e sparato nella profondità del cosmo. Tom Midderton e Mark Pritchard, personaggi poliedrci e versatili della prima scena elettronica inglese, siglarono nel corso dei '90 sotto Global Communication alcune produzioni ambient sulle quali spicca 76:14, disco cardine dell'ambient sperimentale e non solo, un vero manifesto del trattamento della materia elettronica che diventa prolungamento pensante dell'essere umano che interagisce con quello che lo circonda. 76:14 (che significa semplicemente la durata del disco), fondamentale passaggio della comunicazione contemporanea tramite suono, è un vero codice per niente alaetorio. In verità i Global Communication sono riusciti a creare un linguaggio fatto di allusioni totalizzanti e universali tramite il trattamento di sonorità rielaboranti chill out, Eno e house:in pratica hanno fatto il disco ambient "definitivo" intorno a cui già si arrovellavano con ottimi risultati Orb, KLF e il divin petrarchesco spirito di Mixmaster Morris.Le 10 tracce che compongono questo prezioso disco non hanno nome per non disperdere l'effetto mesmerico-universale che volevano ricreare (stratagemma che poi verra replicato da molti acts), ma sono identificate con la durata che effettivamente hanno, mettendo in evidenza l'unico potere effettivo che comanda l'universo:il tempo. L'ascolto del disco è di per sè un'esperienza sciamanica,alla sua fine si ha quasi la presunzione taoistica di conoscere tutto il mondo senza uscire di stanza. Dopo l'incipit cosmico che eleva subito lo spirito, in 14:31 ci si cala in un lento fluire segnato da un battito di pendolo, mentre mormorii, fruscii e rullaggi di aeroplani disegnano uno scenario metropolitano incantato e la triste melodia si insinua ipnotica ed eterea.Un chiacchericcio indistinto ci introduce a 9:25,un brano incentrato sulla ritmicità tech-house del post-chill out, ormai diventata musica calata in un eden rassicurante. Nulla è lasciato al caso,la produzione è a livelli eccellenti,prototipi glitch fanno a tratti capolino in miriadi di sfumature e vari canali si intersecano formando una maglia dalla quale si è rapiti. 7.39 è un altro capolavoro ritmico, un electro-idm seminale che incorpora i Black Dog e gli anni '80 in maniera riassuntiva totale.Alla fine del pezzo compare un breve bridge in cui persone da tutto il mondo e con le varie lingue lasciano su una segreteria telefonica l' interpretazione di comunicazione globale come "espressione emozionale trasmessa attraverso il suono" .Il passaggio che porta alla seconda parte del disco con 8:07, è scandito da un battito electro robotico ammaliato da sirene che lo conducono in grotte di corallo, scintillante oscurità, come l'immediato reprise di 5:23,con le timbriche marchiate a fuoco nel cervello, questa è idm allo stato conclusivo, l'elettronica d'ascolto non sarebbe più stata idm in senso stretto dopo queste prove. 4:14 è un nuovo ambient sopraffino, sono corde che arrivano in profondità, con sospiri e micro-glitch ancestrali, scatole cinesi senza fine, lievi vortici e correnti che trovano il conclusivo mare aperto in 12:18, quasi una visione finale dantesca, il culmine di un'ascesa spirituale da brividi.
Middleton e Pritchard, abilissimi conoscitori della materia elettronica, fecero così il disco della vita, un qualcosa che va oltre le parole e l'elettronica stessa, attraverso suoni e messaggi sublimi di un capolavoro che non si finisce mai di scoprire, riassunto in quella coperina con la G e la C a formare un orecchio, ascoltare per capire.

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