CD Andrey Kiritchenko - Mort aux vaches (MAV, 2007)

Mort aux vaches è una nota serie di dischi usciti per l'omonima sublabel della Staalplaat, composti apposta per essere passati dalla radio olandese VPRO e in trasmissioni a tema. Nel corso degli anni vi hanno partecipato vere e proprie istituzioni della galassia elettronica ed industriale, da Alva Noto a Deutsch Nepal, da Ikeda a Scanner, solo per citarne alcuni. Tra gli ultimi spicca Andrey Kiritchenko, il compositore che ha dato vita alla Nexsound, uno dei migliori laboratori elettronici contaminati dell'est. Il packaging di questi dischi, usciti sempre in edizione limitata, è sempre particolare, in questo caso di Andrey di una trasparenza allucinogena. Il contenuto è un lungo brano di oltre quaranta minuti composto da alcuni movimenti che riassumano le caratteristiche del compositore ucraino, in apertura dei drones stranianti approdano poi in una lunga parte in cui spicca il suo uso tipico di chitarra acustica fra improvvisazioni glitch e un'armonica desolata. Successivamente Kiritchenko accentua la componente folkish con toccanti passaggi arpeggiati, facendomi venire per l'ennesima volta la curiosità di vederlo una volta tanto alle prese con una forma-canzone, speranza ovviamente disattesa. E' sempre un piacere sentire il suo tocco di una classe sopraffina, sommesso ma evocativo come un finire di una festa. Nella parte centrale l'atmosfera si alterna tra incupimenti di riverberi e drones sospesi, sempre minimali, e chitarra che fa capolino quasi barrettiana. Nella seconda parte tra sibili, rintocchi e vari effetti la chitarra di Kiritchenko è quasi campagnola, in un accentuazione di screzi glitch, prima del finale che si alza di tono e di tensione. Questo MAV di Kiritchenko mette i brividi, per il suo solito potere di empatia felicemente triste, leopardiano, che lo accompagna in ogni suo passo in un cammino da regno di Oz minimale, o se vogliamo, quando si abbandona un posto dove si è convissuto e spartito esperienze e ci si inerpica soli per il sentiero fra i propri pensieri.
Si conferma fra i più grandi del 2000.


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