a034 - Chemical Nature (Afe/Bar La Muerte, 2007)

Stefano Pulici è uno dei nomi che più si adattano alla variegata indole di afe, la sua elettronica disinibita è come lo sguardo attraverso una vetrata caleidoscopica sul mondo circostante. a034 si muove nella sintesi fra natura e tecnica, una metropoli fluida che crea cellule e arterie elettroniche pulsanti da rigagnoli, pietre, quarzi disintegrati e fiumi di quartieri buzzatiani battuti dall'ultimo Sole, un'anima indagatrice appollaiata sui tetti osserva dentro le emozioni altrui. Il disco è caratterizzato da una vena ambientale con varie puntate di beats brekkati e lievi screzi industrial-melodici. Dopo Two Dead Bodies, il nuovo lavoro Chemical Nature conferma quanto di buono ci sia nella sua proposta, spugnosa di influenze ed esperienze nei campi elettronici milanesi più disparati.
Dopo l'incipit preparatorio del passaggio nel ventoso portale di sfingi di Digital wind, si entra dentro con 2 Many Words, in cui spicca una tipologia ritmica che prende uno sfilacciato dna da certo dubstep oscuro inserendolo nel break sincopato fra pause riflessive. A Tarkovsky/a034 piace l'umidità, Placenta è una reiterazione meccanico-acquosa stalkeriana che darà sfogo alla successiva Wireframe in cui si indagano in maniera più umana le divagazioni aliene della ritmica spezzata alla Richard Devine. La quaterna centrale ambient-break sperimentale di Drilling Stones/s34/Ice/Ananke credo che dimostri le capacità di a034 nel padroneggiare la situazione senza lasciarsi prendere troppo la mano, rischio di prolissità che in un disco di quasi 80 minuti incomberebbe su qualsiasi act come una spada di Damocle. Specialmente l'inquietudine noir di Ananke si pone fra i migliori exploits del disco, ma un pò tutto Chemical Nature è un incontro di umori che mi rimanda a tratti a una tipologia mista tra Ad Noiseam e Cockrockdisco, con Hecate inseminata da Lustmord alla finestra. L'approdo alla lunga curativa Mantra, è come l'apparire del porto dopo un lungo viaggio, una danza intorno a un papavero nato dal cemento, cantato orientale, synth e percussioni verso l'infinito. L'ultima traccia Lacrima cosmica, caratterizzta da un greve incedere meccanico fra drones inquietanti, è dedicata a Betty23, tra le più note attiviste in ambito di controculture scomparsa da pochi anni.
Chemical nature è un disco dall'essenza attuale, trasmette approcci mentali elettronicamente nuovi, un abbattimento delle barriere fra break e ambient intesi in senso largo, e se vogliamo, è come aver preso il cuore più ambientale dei FSOL riguardante la rappresentazione del reale se pur immaginifico dopo averlo scurito e semplificato, e mescolato con il cervello elettronico di derivazione industriale. E' anche questo il suono degli anni complessi in cui viviamo.

AFERECORDS

BARLAMUERTE REC.

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