DALEK + ZU - Cox 18 - Milano 20/01/06

Io ruberei i diritti dell"ORGIA NOISE" al Dorella perchè una serata come questa non avrebbe titolo più indovinato. Non siamo infatti in Cueva, lì c'era il compleanno.. Cox 18, l'avanguardia electro\rock\frejazz\noise milanese, laboratorio figlio di un Helter Skelter di 20 anni fa.

Guadagno lentamente la cassa, la spia è la mia compagna preferita, non fosse che ieri il rumore sputato dall'alto era decisamente troppo ma altro da dire di male non c'è quindi introduco questo poeta maledetto, un bulldozer che in pochi minuti ci travolge come un Uomo Pietra che, imitando Tarzan, si schianta con liane di acciaio contro un palazzo di cristallo.

Questo compagno al campionatore è un'operaio in fonderia che tratta magma corrosivo senza ustionarsi, si scorge poco di quel campionatore MPC rosso.. e batte, con le dita a becco d'acquila, producendo il loro caratteristico suono sporco, vibrato, con echi dell'hip Hop più malsano, il trip-hop più paranoico, l'industrial più schizoide..

E' impossibile fissarlo senza flash, il suo oscillare dall'alto in basso lo rende ancor più oscuro, incappucciato come un frate domenicano, con desiderio di metterci tutti al rogo e godersi le nostre contorsioni tra le fiamme.

A tutti gli effetti il loro recitato, le movenze, sono in perfetta sintonia con il suono, l'annunciazione della venuta di un anticristo che è già fra noi, ce ne sono tanti, ne è pieno il mondo, sono i demoni nascosti dentro ai barili di petrolio, visibili in trasparenza sugli schermi televisivi, le bestie più corrotte di un Parlamento, un Vicario di Cristo a letto con una bambina, i paria lobotomizzati di una party a base di ketamina..

Vanno, ci lasciano in balia di truppe d'assalto, a smentire chi pensava che drexkode è votato alla purezza elettronica, Zu scrivono il secondo capitolo sull'Ipercinetica, ribaltando il morboso ritmo rallentato di Dalek. Il drummer, pare un maratoneta ed è lecito pensarlo, è quanto di meglio si voglia trovare lì seduto, il 4\4 di moroderiana memoria è un carillon per bambini; penso a quanto sarebbe diverso il panorama attuale se nel 1984 a Milano i circoli jazz con la tartina in bocca avessero visitato il centro sociale Virus..

Questo bassista non mi meraviglierei se in futuro decidessero di imbalsamarlo ed esporlo al Museo dela Scienza e della Tecnica, sarà la mia infatuazione di sempre col suono di questo strumento, quelle corde le tira e le molla con un approccio che a Brian Eno sarebbe piaciuto molto, peccato che ora preferisca trattare con le statue del museo delle cere. Quelle lunghe corde connettono gli Zu ad un cacciavite di sapore No Wave.

Da questa luminosa caverna esce un respiro che è la sorgente del magma vulcanico che prende possesso della serata, un suono distrutto da un effetto..

Capitolo terzo, l'integrazione di due mondi, diventano presto uno schianto di Culture, ed esprimono in onde acustiche questa frizione moderna che manda a farsi fottere un mondo che non ha più risorse per esseri puntiformi, mi richiamano alla mente una folla caotica di un fumetto di Druillet, ne esce una sovrapposizione di suoni che sono la perfetta integrazione tra tradizioni musicali che convergono, non è un scimmiottare estetiche rock da parte di dj in cerca di affemazione nei territori dell'industria del disco, non è l'affiancamento del produttore elettronico alla band in cerca di esclusiva, è una fusione al nocciolo nucleare quel "core" che dalla velocità e dal rallentamento insieme si incunea come la rappresentazione di un filtro passa banda, una risonanza che cresce fino ad un noise che ti manda in ipnosi e non vorresti più smettere, ritornando all'immagine di quell'Orgia Noise che arriva la culmine di una sensibilizzazione post orgasmo.

Diventa una caccia selvaggia a qualunque fonte sonora si possa catturare nel luogo, un campionamento di ciò che scorre nei cavi audio, un jack sui piatti della batteria che ci cuoce a intermittenza il cervello.

Credo che non potesse durare all'infinito, la vicinanza a quel Sabbah mi fa percepire un odore di fusione plastica, non so se è casuale che poco dopo decidano di porre fine a quel baccanale di frequenze, forse è un frenare prima che i piani dimensionali si possano dissociare, l'attivazione della Porta pare trascinare con se prima colui che è la drum machine umana, col knob dei bpm sempre girato al massimo.

Ci siamo salvati anche questa volta, ce andiamo, aprite le porte, entra aria freasca.. le spie sul punto di fusione riprendono la loro forma... chissà che la prossima non sia una Lydia Lunch che torna.. a sputarci sopra un po' di bourbon.

 

Drexkode.net ver.2.0 2006 - Art by Gilly *Sephira* Majo