SULLE ROTTE DEL RAVE - Dj's party e piste da ballo da Goa a Londra, da Bali a Ibiza.- di Pierfrancesco Pacoda, Feltrinelli - 2002 - 180 pg. 12€

"Sulle Rotte del Rave" è un viaggio diviso in capitoli, appartenenti a piccole aree geografiche del pianeta, dove la cultura dance, del club o degli spazi aperti, si snoda attraverso luoghi rappresentativi della diffusione della musica elettronica nel globo.

P. Pacoda, critico e saggista, ha una lunga esperienza in ambito musicale, un suo interessante articolo compare ad esempio in " Non disperdetevi", una serie di scritti sulla Bologna rock dal '77 all'82, un dì oggetto di recensione..speriamo..

In ogni capitolo sembra toccare i punti caldi, i nervi scoperti di ogni scena analizzata, parte con il techno nomadismo e ci infila i Desert Storm e i rave nella Bosnia, Exodus e l'Housing Action Zone, free party di Advance Party e Pendragon Sound System, senza dimenticare personaggi, testimoni di quegli eventi.Chris Liberator, l'esperienza nel punk in tempi di Crass records, ulteriore sottolineatura del matrimonio di due culture, fino alla scena dei free parties, Gill Peterson e l'acid jazz di Talkin' loud, i Coldcut e la meravigliosa invenzione Ninjatune,

Techno freaks e travellers, in viaggio verso le frontiere più dimenticate per danze trance psichedeliche al rito delle Eclissi, il legame con una cultura anche più lontana, che lega Hippies, Mondo 2000, i teorici Timothy Leary, Terence McKeena, Fraser Clark, Mutoid Waste Company.

Le sonorità dell'esperimento psychedelico, tra i più originali di Tsuyoshi a Brixton con la sua Matsuri records, la Londra movimentata del carnevale di Nottighill, i sound systems che pompano i bassi nelle strade.. per trasferirsi ai luoghi culto del djing, Loft e Paradise Garage a New York. La Chicago di ieri di Franky Knuckles e quella di oggi ancora viva nei quartieri periferici.

La contaminazione indo-pakistana inglese di Azian Underground, l'House più calda e lo speed garage.

L'immancabile Ibiza, vetrina commerciale della dance planetaria, in origine ponte tra due occidenti in continuo scambio di materiale sonoro, include le notti perverse del Manumission, il riposo dall'eccitazione del rave con l'ambient di Paterson e Mixmaster Morris, la diffusione mondiale del virus Gatecrasher fino agli angoli più remoti, con ciuci e fluo nei clubs da oriente.

I suoni contaminati della Jungle tradotta a San Paolo con la tradizione brasiliana. Altrettanto immancabile Goa e i Fool Moon parties.

Di diverso carattere le notti dove scorre champagne e ballano le modelle al suono del UK Garage, il Miami Bass ed i sound system nelle automobili, i locali più esclusivi dell'ex URSS, con la discoteca riscostruita in una immensa acciaieria a Tallin.

Insomma, pare una piccola enciclopedia che narra di eventi, tentativo di trasmettere in un'impresa quasi impossibile quel minimo di emozioni vissute nei luoghi più disparati, dove la musica eletronica batte dritta, storta, rotta, sincopata, annullando il ritmo, volando via con archi colorati, l'arcobaleno di arrangiamenti psichedelici, vibrando all'unisono con piante equatoriali scosse da subwoofers, l'alba tropicale in contrasto con le vetrate di un palazzo a New York, gli abiti griffati in un club esclusivo contro i dreadlock di un percussionista in armonia con il mare che ha di fronte.

Pacoda è uno dei pochi esempi italiani che contribuisce a rifornire di saggistica musicale il nostro panorama editoriale che spesso vive di traduzioni dai paesi anglossassoni. Solo una pecca, un po' povere le segnalazioni discografiche e le definizioni di genere, per numero , non per qualità.

Per chi già conosce o ha vissuto anche in parte questi eventi è una zuppa saporita di ingredienti che compongono le emozioni del passato, per chi non conosce è un ulteriore mezzo per sapere che fuori dalle nostre città, estendendo i confini politici oltre una difesa di privilegi che perdono di senso, esistono realtà di una tale intensità che tolgono significato a logore definizione di primi, secondi e terzi mondi.. le emozioni è possibile viverle ovunque. forse più intense quanto più ci si allontana dal vociare senza significato dei centri del progresso.

Sono esausto.. vado a farmi un thè..indiano!! Ho bisogno di dub elettronico e del suono della foresta, "Adventure beyond the ultraworld", un classico.

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