ATTI INSENSATI DI BELLEZZA - Hippy, Punk, Squatter, Raver, Eco-azione diretta: culture di resistenza in Inghilterra - George McKay - Shake Edizioni Underground, febbraio 2000 - 234 pg. 14,50€

George Mckay ha scritto un testo sulle culture di resistenza in Inghilterra ed analizzato realtà confrontando il passato con il presente per evidenziarne tensioni e collegamenti, realtà nate fuori dall'ambito politico tradizionale.
Pubblicato nel 1996, poi proposto dalla Shake edizioni, una casa editrice indispensabile nel panorama editoriale italiano per la diffusione di culture che riportano ad ideali e contenuti spesso ignorati dalla grande editoria.

Mckay ha compiuto questo percorso ricostruendo il collegamento esistente tra movimenti controculturali e pratiche di azione diretta, attraverso la propria esperienza personale, a partire dal punk essendo nato nel 1960, e mediante l'analisi di molti documenti della stampa alternativa e libertaria che negli anni ha manifestato il proprio pensiero per mezzo di libri, volantini, fanzines ed anche supporti musicali.

L'intento di Mckay è attribuire il giusto valore ad ognuna di queste manifestazioni generazionali, quel porsi contro uno sviluppo insostenibile, sottolineando il legame con il contesto sociale di fine anni Sessanta, considerato un inizio e dichiarato nel titolo originale: "..."

Il desiderio di libertà delle generazioni inglesi si è manifestato nella forma migliore nell'atto creativo e liberatorio dei Free Festivals.
Negli anni della Summer of Love, prima negli Stati Uniti poi in Inghilterra, i festival hanno raggiunto dimensioni commerciali e imponenti fino a quello dell'isola di Wight con la presenza di 250.000 persone.

Mckay ha ripercorso il lascito di questi eventi, ripresi con l'organizzazione delle fiere, la prima a Glastonbury nel 1971, e il manifesto del 1974 del Libero Stato di Albione, una dichiarazione con la quale Hippies londinesi aspiravano ad un network di comunità e collettivi indipendenti.
E' il medesimo anno della repressione del festival di Windsor, nato con l'occupazione momentanea di terre dei sovrani inglesi.
Vi è stta una continua successione di questi eventi, nel 1974 si tenne il primo festival a Stonehenge, il più significativo, un ponte tra due culture considerando che tra i membri di questa celebrazione del solstizio d'estate c'era alcuni di coloro che formarono poi la comunità punk anarchica dei Crass. Una convivenza a tratti difficile, loro stessi osteggiati nel 1980 da bikers poco disposti ad accettare punk all'interno del festival.

 

E' la stessa repressione nei confronti di queste manifestazioni che ha rafforzato negli anni queste "culture di resistenza", oggetto del testo, la stessa repressione che si manifestò a Stonehenge nel 1985, nello scontro che diventerà noto come la Battaglia di Beanfield. La risposta del governo fu anche l'emanazione di un decreto per rendere più efficace la possibilità di controllare questi eventi, non diversamente da quel che accadde nel 1994, quando il Governo inglese pose fine all'organizzazione di rave parties mediante l'approvazione del Criminal Justice Bill Act. L'atteggiamento ostile della autorità è ciò che tende a far assumere un carattere politico a queste manifestazioni, senza il quale prevarrebbe invece il lato ludico, creativo e il desiderio di aggregazione.

Sono questi aspetti comuni dei diversi decenni che hanno attratto Mckay nella sua analisi, differenziati poi nei diversi contesti sociali nei quali le culture di resistenza si sono manifestate.

Le fiere dell'East Anglia furono invece una risposta ad un bisogno di ritornare ad una vita agreste, una riscoperta delle tradizioni inglesi, già al loro interno si manifestarono però quelle istanze ecologiche che saranno alla base delle successive proteste ecoradicali, mediante l'opposizione alla costruzione di autostrade, il taglio di alberi, diffondendo la pratica di costruire abitazioni tra i rami, fino all'occupazione di una strada londinese, Claremont Road nel 1994, che fu un'altro apice di quelle proteste.

Anche il presidio pacifista di Greenham Common negli anni '80, intrapreso per protestare contro la proliferazione di armi nucleari, costituì un momento di incontro tra queste culture, conservando il carattere dei free parties, un'area occupata vicino ad una base militare americana, terreno di incontro tra hippies, punk ed ecoradicali. In questo ambiente si inserirono anche i Traveller della Nuova Era, a bordo di autocarri che si spostavano tra festivals, politicizzandosi anch'essi in seguito all'ostilità nei confronti di quella cultura nomade, anche per loro atteggiamenti poco propensi ad un compromesso con il resto della società; questa lunga carovana di mezzi, detto "Peace Convoy", si trovò in prima fila quando la risposta delle autorità mise fine al festival di Stonehenge.

Mckay, indubbiamente spinto anche dai propri percorsi, ha scelto di dedicare un intero capitolo ai Crass, il gruppo punk anarchico più rappresentativo, che dalla fine degli anni Settanta al loro scioglimento verso la metà del decennio successivo, portò a segno diversi successi in termini controculturali, una traccia indelebile nella sottocultura punk inglese. A differenza di altre pubblicazioni inglesi non si può contestare una visione eccessivamente anglocentrica, dato che Mckay dichiara fin dal titolo di riferisi unicamente a ciò che è accaduto nel suo paese, limite spesso presente in autori inglesi che danno un peso maggiore alla propria cultura rispetto ad accadimenti significativi di altri paesi.

 

In ambito controculturale non si può parlare di vere e proprie vittorie, se lo sono rimangono parziali e limitate al tempo della loro manifestazione data la loro inconciliabilità con le strutture di controllo sociale. L'importanza delle controculture risiede nella loro traduzione in "cultura di resistenza", sviluppando pratiche che permettono di tenere viva la reazione nei confronti dell'Autorità quando questa viene percepita come una minaccia.
In questo percorso pratico e teorico Mckay non poteva che approdare anche alla Rave Culture, dai suoi albori al suo apice, quando al rave di Castlemorton parteciparono 30.000 persone.

Sull'analisi del rave si è scritto molto, l'aspetto di rilievo che emerge nel lavoro di Mckay è la dimostrazione dei punti di contatto con ambiti culturali diversi, appartenenti a diversi decenni. In questo caso però, sebbene la politicizzazione del rave avverrà anch'essa in risposta alle forze politiche che gli si oppongono, non sono così facilmente attribuibili connotati controculturali, a causa di una caratteristica intrinseca al rave che spazia tra l'aspetto edonistico e la rinuncia a porsi "contro", rendendo prevalente un distacco dalla società, una sparizione dai riflettori, le cosiddette Zone Temporaneamente Autonome riprese da Akim Bey e qui intese come riappropriazione momentanea di spazi in totale rottura con il quotidiano, per rivivere continuamente quegli "atti insensati di bellezza" che danno titolo al libro.

Il testo è arricchito da 16 pagine di fotografie in bianco e nero che rappresentano alcuni momenti di quelle pratiche raccontate nel saggio.

Sono opposizioni che marcano territori ideali diffondendosi, è di oggi 12 aprile 2006, a Milano via Bazzini, la notizia di un gruppo di abitanti che difendono quel piccolo parco dall'avanzare delle ruspe, un paio di militanti salgono su un albero.

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