Underground. Ascesa e declino di un'altra editoria di Ciaponi Francesco - Costa & Nolan, 237 pg., 2007

Scorrendo le prime pagine di “Underground” ci accorgiamo dell'eterno ritorno del decennio '68-'77.
L'autore, Francesco Ciaponi, classe '78, deve avere studiato per mesi fogli ciclostilati, opere di serigrafia artigianale, riviste dalla fantasiosa grafica.

Malgrado l’arco temporale piuttosto ampio Ciaponi racconta tutto in circa duecento pagine, in quattro capitoli, partendo dai precedenti storici individuati tra Dada, Provos olandesi e Beat americani. Poi entra  a pieno ritmo nelle diatribe milanesi, nello spirito letterario dei giovani toscani e l’ammirevole disponibilità del Direttore di Stampa Alternativa a Roma. Concludono il libro tabelle contenenti l’elenco delle riviste pubblicate dal 1966 al 1979.

Il saggio ricostruisce le origini e i destini dell'editoria sotterranea italiana, scovandone le radici nell'atteggiamento provocatorio del Dadaismo e nell'istanza libertaria dell'anarchismo. Un giro largo quindi quello descritto da Ciaponi, che ci guida prima nelle sedi dell'Internazionale Situazionista, allargandosi al Marxismo, al surrealismo ed approdando al laboratorio di ideali degli anni Sessanta. E’ un libro destinato soprattutto all’istruzione di coloro che non hanno ancora raggiunto il mezzo secolo d’età.

Nel 1966 nacque "Mondo Beat", in una Milano difficile da immaginare oggi. Nacquero in realtà molti fogli, riviste, comunicare era diventato un imperativo.
Si racconta di ascesa e morte di un movimento, tra innovazione, autodistruzione, ribellione, frammentazione, progresso, libertà, intransigenza, ovvero valori e vizi radicati della sinistra italiana dei decenni successivi, tra fasi di avanzamento e automutilazione.
Il ruolo del male lo si attribuisce al Corriere della Sera, in qualità di guardiano dei sigilli attaccato, com'era sua natura, alle vesti del potere.
Continuando nel tema "un'altra Milano" e pensando alla situazione in cui versa oggi questa metropoli provinciale ormai annullata, stupisce leggere di centri periferici come Cinisello Balsamo, Monza quali luoghi cardine di questa fioritura creativa e contestataria dell'underground italiano.
La vicenda dei pochi numeri di Pianeta Fresco, di Fernanda Pivano, è raccontata in breve, evidenziandone il taglio professionale, intellettuale o addirittura salottiero e certamente discutibile da una visuale più propriamente underground.

Altrove, a Lucca, i nuovi nati Beatnik invece dichiaravano: "... Vogliamo morire come cittadini e rinascere come uomini". D'impronta più letteraria e meno militante dell'area milanese, più sinceramente underground di Pianeta Fresco, i Beatnik toscani rivendicavano in modo personale la proprie istanze di liberazione.

Ne emerge in generale la descrizione di una cultura che ha impresso un segno, in parte raccolto dal '68 e spinto in avanti, ma altrettanto è evidente la sua debolezza, nel venir meno rispetto agli iniziali propositi a causa della pressione interna ed esterna. Dall’interno tra fazione dura, politica e quella mistico-introspettiva. Dall’esterno la già citata stampa di regime e l’oppressione poliziesca che non tarda a manifestarsi.

La terza parte si rivolge al post '68 ed all'avventura editoriale radicale di Re Nudo. Malgrado la validità della rivista underground tornano come un morbo secolare i mali dell'estremismo ovvero le scissioni, le ideologie come vere armature mentali, e onnipresente la droga che da liberatoria si traduce in seme dell'auto annientamento. Netta era la posizione tra la liberalizzazione delle droghe leggere e "quelle che uccidono", eroina e cocaina.
Ciaponi mette bene in vetrina meriti e cadute di questa editoria piena di carica e immaginazione. Purtroppo il duro modello contro cui l'underground ha dovuto continuamente cozzare mostra ancora oggi di mantenere valida la propria struttura repressiva e conservativa.
Se "... quell'intelligente senso di adattamento alle notevoli mutazioni sopravvenute..." fu la forza che fece durare un decennio una rivista underground come Re Nudo, si dimostra anche come non si sia stati in grado di anticipare i cambiamenti e quindi sostanzialmente di condurre un'azione di resistenza e non di costruzione. 
  
La quarta parte analizza la risalita e il canto del cigno nel movimento del '77. Ciaponi intravede tre elementi che lo caratterizzano: una consapevolezza dell'appartenenza al flusso di avanguardie storiche, la costituzione di una memoria storica con i centri di documentazione e la dose di creatività culturale.
Tutto questo con una radicalità al culmine e successiva repressione che chiuse le esperienze bolognesi di A/traverso e Radio Alice e romana per gli Indiani Metropolitani di Oask!.

L'underground non è scomparso, essendo fenomeno di natura sotterranea possiamo individuarlo in una moltitudine di microcelle sparse per la Rete. Ora manca un collante; morte le ideologie le diverse realtà atomizzate faticano ad intraprendere un processo di costruzione comune che possa determinare una massa critica. Siamo tornati ad un brodo primordiale di tentativi, che prima o poi assembleranno, forse pure casualmente, un nuovo organismo in azione.

Concentrando l'attenzione sui temi della follia, la fantasia, il divertimento, questi movimenti dimostravano forse che il decennio iniziato nel '68 volgeva definitivamente al termine. Prima di abdicare di fronte alla monotonia e sfruttamento conseguenti al trionfo del capitale si inscenò una sorta di ballo sul Titanic. Qualcun altro scelse le pistole, durò qualche anno in più ma dovette arrendersi all'evidenza che il mondo aveva intrapreso un'altra direzione. Ed oggi con l'underground in parte sepolto nelle cantine non possiamo che prenderne atto, in attesa che i semi lasciati tornino a germogliare per aggiornare la prossima edizione del libro, augurandoci che ciò avvenga prima che Ciaponi raggiunga l’età della pensione.

Costa & Nolan

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