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4.1.3. Strumentalizzazione, dissidi e incomprensioni

Il problema degli infiltrati è cruciale per capire, almeno parzialmente, gran parte dell'astio che si è creato nei confronti del Black Bloc . Tale problema si è acutizzato soprattutto a seguito della manifestazione contro il vertice del G8 tenutosi a Genova nel luglio 2001. Manifestazione che ha assistito a violenti scontri fra i dimostranti e le forze dell'ordine, scontri che hanno avuto come tragico risultato "(.) l'omicidio di un dimostrante, centinaia di feriti e di arrestati, un vile attacco alla scuola Diaz (centro base del Genoa Social Forum ) dove molte persone sono state picchiate brutalmente mentre ancora stavano dormendo dentro i loro sacchi a pelo. (.) pestaggi brutali, abusi sessuali, negazione per ore di diritti elementari quali il chiamare il proprio avvocato, torture ed altro ancora è stato il trattamento riservato dagli sbirri a chi, come centinaia di testimonianze raccolte provano, è stato arrestato." A Praga, in occasione della manifestazione contro il Fondo Monetario Internazionale , le cose non andarono meglio: "(.) gli arrestati sono stati più di 900, imprecisabile il numero delle persone "scomparse". I manifestanti fermati sono stati picchiati e torturati, le donne hanno subito abusi sessuali. Una ragazza austriaca durante un interrogatorio è volata "accidentalmente" dalla finestra del commissariato rompendosi la spina dorsale."

Il Black Bloc è stato visto, sia dalla stampa ufficiale sia da quella del movimento anti globalizzazione, come principale responsabile dello scatenarsi di quella che dai più è stata definita, non senza macabra ironia, la "grande mattanza di Genova". Una delle prime accuse rivolte al Black Bloc consiste nell'essere stato causa della violenta e brutale repressione messa in atto dalla polizia che in un primo momento avrebbe lasciato indisturbati gli attivisti neri nelle loro opere di devastazione per poi usare tali atti vandalici per attaccare tutto il corteo, pacifisti inermi compresi. Esistono alcuni documenti, fotografie che ritraggono presunti attivisti neri scendere dalle camionette della polizia e numerose testimonianze oculari, che provano la presenza di infiltrati, si presume poliziotti ma anche membri di gruppi neo nazi inglesi chiamati appositamente, all'interno del Black Bloc . Presenza che ha fatto dubitare in molti, soprattutto in Italia dove il fenomeno non era mai apparso prima, della sua effettiva esistenza. "Il Black Bloc è una cosa seria. Non può essere banalmente identificato con atti vandalici e devastazioni irrazionali. È una rete di gruppi di affinità - prevalentemente (ma non esclusivamente) anarchici e libertari - diffusi nell'Europa continentale e in Nord America. Esiste da anni, elabora strategie e tattiche ed è disponibile a cambiarle in relazione ai contesti, alle alleanze e agli obiettivi da perseguire. Va precisato che in Italia il Black Bloc non esiste e non è mai esistito."  In realtà rappresentando più una tattica / un nuovo modo per protestare che un vero e proprio gruppo è un po' difficile accettare acriticamente quest'ultima considerazione e credere che nessun italiano fosse coinvolto nelle azioni. Probabilmente la reale intenzione comunicativa di Anton Pannekoek era quella di affermare che tale "struttura organizzativa" era prima di allora inedita in Italia. La questione degli infiltrati rimane controversa e ha spinto molte persone ad avanzare le più diverse considerazioni al riguardo.

Parte del movimento anti globalizzazione ha avanzato l'ipotesi che tutto il Black Bloc fosse in realtà un gruppo di infiltrati, considerazione che trova una decisa smentita in quanto esposto finora. Su chi e quanti fossero gli infiltrati gli interrogativi rimangono, chiaramente, irrisolti. C'è un generale accordo nelle testimonianze dei Black Blockers stessi, quelli veri, nell'additare la responsabilità della devastazione di proprietà "proletarie" (alcune macchine non di lusso e vetrine di negozi visibilmente di privati e non di multinazionali) a questi infiltrati nel tentativo di condizionare l'opinione pubblica col duplice obiettivo di legittimare la repressione poliziesca e contemporaneamente creare forti contrasti e divisioni all'interno del movimento anti globalizzazione, indebolendolo colpendone la parte più pericolosa: gli attivisti neri che già precedentemente aveva compromesso alcuni vertici. "Il black bloc soddisfa tutti. È il toccasana per le coscienze dei "compagni" benpensanti, come pure per gli sbirri più fascisti. Rende gli uni vittime innocenti e gli altri motivati aggressori." Vengono da più parti avanzate ipotesi di infiltrati sia tra gli attivisti neri sia tra i manifestanti "pacifisti" in modo da poter agevolare lo sviluppo di tali controversie. Controversie che si sono realmente sviluppate e che in realtà non sono nate con Genova ma prima. "Tutto quello che sappiamo è che (a Seattle) i Black Bloc fuggivano dai poliziotti appena li vedevano. Infatti, le immagini della TV quel giorno mostrarono che le persone distruggevano le proprietà tenendosi a distanza dalla polizia. Mc Carthy sostiene che la polizia è stata a guardare senza intervenire. (.) pensiamo, in realtà, che questo attacco agli anarchici sia dovuto al fatto che liberali, conservatori, leninisti e il resto di loro non vogliono accettare che gli anarchici erano organizzati e preparati molto bene. e tutto senza l'aiuto delle gerarchie! Il successo di queste azioni, cioè pochi arrestati e attacchi concreti alle multinazionali, discredita il bisogno di strutture organizzate gerarchicamente, ed evidenzia le menzogne degli statalisti-riformisti." Uno dei contrasti maggiori verte sull'uso dell'azione diretta durante le manifestazioni. Modalità che viene definita come violenta e vile, a causa del fatto che sono sempre a volto coperto, dagli altri manifestanti e che contribuisce a ledere l'immagine pubblica del movimento. In merito all'accusa di essere un movimento violento gli attivisti neri rifiutano tale dizione. La violenza, quella vera, proviene invece dalle istituzioni e dalla polizia che quotidianamente perpetrano i propri interessi sfruttando, affamando, reprimendo e uccidendo il resto della popolazione. Viene contestata anche la considerazione di atti di distruzione di oggetti animati, perpetrata secondo modalità che evitino qualsiasi danno fisico alle persone, come atto violento. Esso è un gesto simbolico, politico e di sfogo. Vera violenza viene invece considerata, accanto alla già citata violenza delle multinazionali, dei governi e dei poliziotti, quella di attivisti cosiddetti "pacifisti" (altrimenti noti come "polizia pacifista" o peace keeper ) che attaccano, picchiandoli, gli attivisti neri. Da molte parti, poi, si erge la considerazione che a creare i disordini non siano stati solo attivisti neri ma "manifestanti di tutti i colori" spinti, coinvolti, ispirati dalle azioni degli attivisti neri o semplicemente concordi ed in attesa, coscientemente o meno, di momenti simili a quegli attimi di furibonda protesta.

La criminalizzazione del Black Bloc , e conseguentemente degli anarchici, risulta quindi parziale, cieca ed estremamente discriminante. "Come ho detto, io c'ero: (.) le persone che hanno bruciato, saccheggiato, vandalizzato, devastato, sono state decine di migliaia, non solo anarchici, non solo dei centri sociali, non solo organizzate, sia italiani sia stranieri (io posso dire greci, spagnoli, inglesi, tedeschi - i francesi che ho visto invece erano tutti pacifici). Quelli che simpatizzavano con loro erano molti di più, fra cui un sacco di genovesi." Ciononostante l'astio e i pregiudizi nei confronti degli attivisti neri ha spinto alcuni manifestanti "pacifici", con grande stupore e incomprensione da parte di molti black blockers , ad attaccare chiunque apparisse tale, indipendentemente dal fatto che stesse realmente compiendo atti vandalici o meno. Un segno, questo, di come la "criminalizzazione del blocco nero" si sia già profondamente radicata in parte del movimento anti globalizzazione. Un fumetto satirico apparso sul penultimo numero di SchQUALL , libro che raccoglie insieme le pubblicazioni di SchNews (bollettino settimanale su proteste e azioni dirette) e Squall (sito internet e pubblicazione mensile), rende abbastanza chiaramente i sentimenti provati da entrambe le fazioni nei confronti di simili "attenzioni". Il fumetto descrive le proteste e gli scontri e nell'ultima tavola denuncia come alcuni dimostranti "non violenti" abbiano mandato all'ospedale alcuni attivisti mentre cercavano di distruggere le vetrine di un Niketown (megastore specializzato Nike). Nella successiva vignetta mostra gli stessi attivisti "non violenti" mentre ripuliscono un graffito su un muro con la scritta "Libertà per Mumia Abu-Jamal" . Mentre ripulisce il graffito il "non violento" pensa, giustificandosi, che simili atti vandalici rovinano l'immagine del movimento anti globalizzazione. La voce fuori campo del disegnatore, invece, si chiede come mai costoro non si uniscano direttamente alla polizia. Meno "divertito" nei confronti di questa "polizia pacifista" è l'autore della cronaca della manifestazione di Praga contro il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, sul libro Do Or Die Vol. 9 , dove entra in aperto contrasto col movimento Ya Basta! , le cosiddette "tute bianche" dal tipico colore delle loro divise imbottite, definendoli con un gioco di parole Ya Basta(rds)! .

Quello che spesso viene contestato alle tute bianche, in sede di manifestazione, è il desiderio di monopolizzare la modalità di scontro con la polizia, spesso preventivamente concordata con le stesse forze dell'ordine riducendola a mera rappresentazione, impedendo al tempo stesso la partecipazione ad altri dimostranti. Nella cronaca l'autore denuncia inoltre come alcuni attivisti siano stati attaccati dalle tute bianche mentre cercavano di distruggere un Mc Donald's , attacco anche in questo caso giustificato dal timore di una ripercussione negativa nell'immagine pubblica del movimento. Ispirati da una fede politica ed un modello organizzativo estremamente diversi, di sinistra e gerarchizzate le tute bianche mentre anarchici e basati su libere associazioni gli attivisti neri, Black Bloc e Ya Basta! hanno sviluppato reciproca diffidenza e critica. "Appare chiaro come Ya Basta! sia una organizzazione gerarchica con capi ben definiti ed intermediari pubblici." L'immagine che l'opinione pubblica possa farsi del movimento antiglobalizzazione sembra essere l'unica reale preoccupazione di tali movimenti in merito alle azioni rivoltose messe in atto da attivisti neri, e non solo. Una posizione che stupisce molti attivisti soprattutto se correlata al fatto che molte di queste frange "pacifiste" hanno idee profondamente radicate nel concetto di rivoluzione. "Credo che mostrare alla gente i combattimenti contro le forze dell'ordine non sia in ogni caso impoverente o che non coinvolga le persone e le tenga fuori. Giusto l'opposto del modo leggero e che non si confronta di altri attivisti. Io penso che l'unico modo per rimanere credibili è quello di assumere un confronto che sia direttamente proporzionale con la parte con cui ti confronti (quindi i ministri del G8). Effettivo e non simbolico, il confronto mostra realmente che noi siamo seri e attrae molta gente al movimento." James Anon riconosce inoltre la legittimità di entrambe le posizioni, sia quella diretta che quella non violenta, augurandosi per il movimento una convivenza pacifica scevra da reciproche incomprensioni e attenta alla strumentalizzazione. "Quello che doveva passare a Genova, e prima a Napoli, Nizza, Goteborg, Davos, Praga, ecc. era un chiaro e violento segnale al movimento: non bisogna intralciare il volere dei potenti della terra , dei banchieri, dei finanzieri, delle multinazionali. Il messaggio è abbastanza chiaro, e con questo messaggio ne è passato un altro purtroppo con qualche risultato, che rischia di chiudersi a trappola imbrigliando il movimento: se volete manifestare fatelo, i modi ed i termini devono andare bene a noi, pertanto isolate i violenti, l'opposizione radicale ed anticapitalista, insomma il Black Bloc ."

Alcuni dimostranti e esponenti del movimento anti globalizzazione accusano gli anarchici di essere pericolosi e "anti democratici" in relazione al fatto che, coprendosi il volto, la loro identità rimane celata. La scelta di coprirsi il volto (per mezzo di fazzoletti, passamontagna e maschere antigas) è necessaria in quanto le azioni svolte dagli attivisti neri durante le manifestazioni sono chiaramente illegali. La sempre più pregnante diffusione e gamma di strumenti di documentazione (fotografie, telecamere, microspie e via dicendo) che ha a disposizione questo "stato di polizia", rende necessario l'anonimato per questi attivisti che rifiutano fermamente ogni forma di accettazione passiva delle conseguenze. "Non siamo né così burberi né sentiamo di avere il privilegio di subire la repressione come un sacrificio: la repressione è per noi giornaliera ed inevitabile e facciamo tesoro della nostra poca libertà. Accettare l'incarcerazione come una forma di "sacrificio/martirio/privilegio" tradisce il godere di una buona quantità di privilegi del "primo mondo" in chi lo afferma. Noi sentiamo che un attacco alla proprietà privata sia necessario se vogliamo ricostruire un mondo che sia vivibile, salutare e felice per chiunque." Per lo stesso ordine di motivi durante le loro azioni gli attivisti neri erigono barricate per rallentare l'arrivo della polizia e si dileguano agilmente non appena vedono le forze dell'ordine caricare i manifestanti. La messa in atto di simili tattiche permette che durante tali cariche, indirizzate spesso nei confronti degli altri manifestanti indifesi ed inermi, la presenza di black blockers sia nulla o relativamente molto debole. Il blocco inoltre si adopra nel cercare di strappare dalle braccia dei poliziotti, spesso disorientati e stupiti dal fatto di essere attaccati dai manifestanti, coloro che vengono presi in modo da evitarne l'arresto. Arresto che viene evitato anche stringendosi in gruppo tenendosi saldamente gli uni agli altri ( arm linking ).

Tali tattiche permettono una bassa percentuale di arresti, circostanza che è stata spesso citata a supporto delle accuse che considerano il Black Bloc un fenomeno fittizio creato dalle autorità con l'intento di reprimere il movimento No Global nel suo insieme. "(a Seattle) la maggior parte di noi del blocco ha evitato feriti pesanti rimanendo costantemente in movimento, cercando di evitare lo scontro diretto con la polizia. Stavamo stretti (cordonati) ed ognuno guardava le spalle dell'altro." La stessa abitudine di vestirsi di nero risponde essa stessa ad esigenze tattiche: essa aiuta a garantire l'anonimato oltre ad essere il colore dell'anarchismo, motivo per il quale viene appunto chiamato blocco "nero". Il nero infatti rappresenta il colore storico del movimento anarchico, spesso esposto nelle bandiere nere con una a cerchiata nel mezzo. Secondo Albert Meltzer la bandiera nera anarchica ha fatto la sua prima comparsa durante le rivolte della classe lavoratrice che ebbero luogo a Rheims in Francia nel 1883, in occasione di una dimostrazione di disoccupati. Storicamente il colore nero venne associato all'immagine del sangue, similmente alla bandiera rossa, sparso da tutte le persone vittime del capitalismo.  La bandiera nera non è solo un simbolo di dolore e di commiserazione per tali vittime ed ingiustizie ma anche un simbolo di negazione e rabbia. Negazione di tutte le bandiere e di tutte le nazionalità, creatrici di razzismo e intolleranze. Un grido scandalizzato di rabbia, ma anche il simbolo della determinazione, dell'impegno e della forza del cambiamento da ottenere ad ogni costo. Le scarse informazioni sulla "A cerchiata", che in molti credono essere stata inventata dal punk negli anni settanta, ne accreditano un primo utilizzo ad opera della Alliance Ouvrière Anarchiste , nel 1956 a Bruxelles, sebbene un documentario della BBC mostri un militante anarchico durante la guerra civile spagnola con il medesimo simbolo ben in vista sull'elmetto. "Ci sono vari motivi per i quali alcuni anarchici formano "blocchi neri" durante le dimostrazioni. Queste ragioni includono: 1) solidarietà - un grosso numero di anarchici protegge dalla repressione poliziesca e dimostra i principi della solidarietà nella classe lavoratrice; 2) visibilità - utile per il black bloc (così come altrettanto utili sono le marce e dimostrazioni per l'orgoglio omosessuale); 3) idee - un modo per presentare la critica anarchica nelle proteste del giorno (nonché un confronto con altre realtà da tutto il mondo); 4) mutuo aiuto e libere associazioni - un esempio concreto di come i gruppi di affinità possono efficacemente unirsi in un gruppo più grande ed articolato per conseguire fini comuni; e 5) sviluppo - un metodo per dare impulso ad una protesta che oltrepassi il mero riformismo e le richieste allo stato."

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