BLACK DOG - Bytes (Warp, 1993)

1 Object orient
2 Caz
3 Carceres ex novum
4 Focus mel
5 Olivine
6 Clan (mongol hordes)
7 Yamemm
8 Fight the hits
9 Merck
10 Sauqq
11 3/4 heart

Se si volesse capire il passaggio dalla techno di Detroit all'idm, Bytes sarebbe uno dei dischi più significativi ad illustrarcelo. Gli inglesi Black Dog, nelle persone di Ken Downie, Ed Handley e Andy Turner (gli ultimi due responsabili dei futuri Plaid) sono stati fautori nei primi '90 di una techno d'ascolto, la cosiddetta intelligent-techno, caratterizzata dall'ariosità sintetica e melodica che avvolge le ritmiche cangianti come una membrana elastica permeata di diversi umori e influenze. Come sarà anche nei Plaid lo spirito dei Black Dog è smaliziato e giocoso a iniziare dai continui cambi di pseuonimi dei singoli componenti ( Close up over, Balil, Discordian popes ecc), ma la profondità emotiva non verrà mai meno. Bytes è una raccolta di brani che risalgono al 90-92, mettendo in luce la reciproca influenza con altri compositori dell'epoca, Richard James e LFO prima di tutto, con cui si darà vita al filone "Artificial intelligence" della Warp.
Se "Object orient" e "Caz" introducono quelle che saranno le strutture che saranno propire dell'idm ma con un retaggio ancora 80s, è con "Carceres ex novum" che l'archetipo prende forma: con i suoi synth ambientali sui toni alti ed estraneanti lì sullo sfondo, mentre le ritmiche si incastonano con un piano stralunato in un modello contrappuntistico basato anche sull'ambivalenza tra lucentezza e freddezza da ringhiera invernale sfiorata dal Sole, vengono gettate le fondamenta della futura elettronica d'ascolto basata sulla mutazione technoide filtrata dagli anni della chill out. I Black Dog fanno uso anche di disimpegni di experimental-ambient lisergico alla fine dei singoli brani, per poi ripartire con deliziose tracce idm come "Focus mel", "Olivine" e "Clan (mongol hordes)", quest'ultima con un bpm più aggressivo e dall'impianto cupo di minaccia incombente. "Yamemm" è quasi mouseonmarsiana nella sua liquidità intrufolante, "Fight the hits" è uno sprazzo di tribalità fra false partenze. Il finale del disco è il raggiungimento di un iperuranio futuristico dopo la presa di consapevolezza delle proprie capacità.
A distanza di tanti anni, (Bytes) fa l'effetto di un messaggio in bottiglia che oltrepassando i mari giunge su una spiaggia affollata e distratta, portandoci il codice dal quale è scaturita l'elettronica contemporanea.
Non aspettate altri 15 anni, raccoglietelo.

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