CD Punck - Piallassa (Red desert chronicles) (Boring Machines, 2008)

Adriano Zanni, attivo con la sua etichetta Ctrl+Alt+Canc e con releases passate su Afe e Setola di Maiale, fa uscire un concept sui luoghi del ravennate in cui Antonioni girò nel 1964 Deserto Rosso. Elettro-acustica e field recordings sono il cardine di questo lavoro, in cui Punck descrive il suo luogo natale e le lagune della Piallassa, piana paludosa fra industrie chimiche. Il disco è composto da un'unica lunga traccia suddivisa in varie sequenze. Punck ci offre l'odore di quelle acque, dell'umidità e delle condense, della ruggine bagnata, la meccanica inquietante dei luoghi e della penetrazione delle attività umane nella natura, la riflessione. Lo fa partendo quasi da un amarcord fanciullesco, snodandosi poi fra elettronica ora delicata e ondulatoria fra i passaggi chitarristici onirici ed evocativi di Aldo Becca, poi accigliandosi, mutando carattere ed entrando nei meandri di sonorità old industrial che portano fino a Z'ev ed altre baie. Si tratta dell'esplorazione sia di grandi orizzonti che di scorci, di scocche di maggioloni adagiate sui prati fra zanzare, sequenze filmiche di una regia dilatata e senza fretta, come il cinema di Antonioni, in cui trovano spazio spezzoni sonori da Deserto Rosso, fino a quel dialogo adulto-bambino fra droni uggiosi che sembra far uscire Monica Vitti da una favola amara. Poi, larghi spazi di apparente silenzio, fino all'ultima parte di field-recordings meccanico-naturalistici, l'elmetto è d'obbligo come nelle installazioni di Duncan. "Piallassa" non è un tributo solo ad Antonioni o a Ravenna, è un regalo per chiunque una volta tanto, ami camminare con buon spirito e occhio esplorativo tra il sex-appeal di certa industria inghiottita dall'ambiente come rovine Maya nella foresta. Ottimo disco che conferma una scena italiana fiorente in campo elettronico sperimentale. Bello anche il lavoro fotografico e l'artwork a cura dello stesso Punck, anche se una barchetta di carta allegata sarebbe stata il massimo.

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