Dopplereffekt - Calabi Yau Space (Rephlex, 2007)

Gerald Donald (Drexciya, Arpanet ecc) approda al suo nuovo episodio con il moniker Dopplereffekt buttandosi con decisione in un liquido amniotico ambientale da colonna sonora, tenendosi sul confine tra scrittura minimale e progressioni di elettronica cupa, carpendo lo scheletro di entrambi in filamenti sonori appena accennati. Il lungo pezzo "Hyperelliptic Surfaces" è indicativo di questo corso, una girandola ipnotica melodica arriverà infine verso pulsazioni soffocate, ambient messo sotto il cuscino della notte. Donald si muove poi tra stacchetti meccanici, pseudo orologi a cucù, forme elettroniche stilizzate dove le lievi melodie ondivaghe sembrano librarsi come foglie che cadono in cerchi concentrici, autunni di altri tempi. In "Mirror Simmetry" un rimpiattino di gocce di luce rimbalza nel buio, una capacità di creare atmosfera con una semplicità disarmante. "Non vanishing Harmonic Spinor" è quasi gotica nel suo incedere, voci eteree lì in fondo accompagnano la caretteristica tessitura sintetica ipnotica, fino a lievi sbuffi ritmici sfumando, a portare verso l'ignoto come processione finale di Settimo Sigillo electro. Hypersurface è quasi un succo filtrato di minimal-techno che si schianta fra lamiere distorte e ambientazioni da film di spionaggio, la finale Dimension II è quello che avrebbe fatto Dukas se non fosse vissuto 100 anni fa. Dopplereffekt sembra essere l'incarnazione mutante di 100 altre storie sonore, una sorta di allucinazione collettiva e di deja vu che compaiono sornioni, quasi dispettosi alla fine. Calabi Yau Space è il nuovo tassello di un autore personalissimo che si diletta a modificare il suono che conosciamo da diverse prospettive, lasciandoci infine il dubbio di un'eperienza incerta su cosa sia stato vero e cosa no.

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